di Loredana Oliva
“l’Italia e’ un Paese bloccato. Muoviamoci”, e’ il titolo del convegno in corso in queste ore a Roma a Palazzo Colonna, dove verrà discusso il primo rapporto sulla mobilità sociale nel nostro Paese, organizzato da Italia Futura. Anticipiamo, pubblicando il rapporto, tutti dati e le analisi con le soluzioni proposte al governo, che saranno presentate oggi al Presidente della Camera Gianfranco Fini, che interverrà nel pomeriggio.
Irene Tinagli, Lei dice che solo il 6% dei ventenni italiani sente di trovarsi in situazioni migliori rispetto alla famiglia d’origine, mentre oltre il 41 % degli ultra cinquantenni può dire di aver avuto questo scatto sociale. E una condizione percepita o reale?
Una percentuale così bassa di giovani che sono consapevoli dell’immobilismo del quale sono prigionieri, implica una tale rassegnazione, che rende impossibile investire su se stessi, e andare a cercare le possibilità di uscirne, “perch&eacuto; tanto non sono per me”, diranno. Poi ci sono i dati reali : in Italia, il 50 % dei redditi dei genitori si trasmette ai figli, la media europea e’ meno del 20 %.
Che cosa vuol dire in pratica?
Se si pensa che in Italia il 20% delle famiglie più ricche detiene il 40% del reddito nazionale, e che l”incidenza della povertà raggiunge il 27 % nelle coppie con bambini, contro una media nazionale dell’11%, si capisce che la disparità dei redditi à tale che chi cresce in una famiglia povera à difficile che ce la faccia ad emergere. In Europa, accade in alcuni Paesi che una persona su quattro in tre anni possa passare ad un livello economico migliore, in Italia solo uno su sei ce la fa.
Gli ostacoli cominciano presto, prima dell’età per entrare nel mondo del lavoro?
Cominciano in famiglia, da ragazzi, quando si rinuncia per questioni economiche ad andare all’università, oppure a scegliere un buon ateneo, spostarsi in un’altra città non à sostenibile economicamente per le famiglie medie italiane. E poi c’à la percezione che anche con una laurea non si avranno opportunità, quindi in molto decidono di non iscriversi all’università,
Anche i più bravi, i meritevoli?
Chi si fa carico oggi di scegliere i più bravi in un’università generalista, e incentivarli? Nessuno. Le aziende scelgono, chi ha fatto almeno un Erasmus, chi parla bene l’inglese, ed à difficilissimo trovarli nelle famiglie che hanno un reddito basso. Quando riescono a entrare nel mercato del lavoro, l’evoluzione à lentissima, gli ultimi dati della Banca d’Italia dicono che i giovani guadagnano il 35 % in meno delle generazioni passate. I laureati negli anni ’90 dopo sette anni hanno raggiunto un aumento del loro reddito solo del 54%, quelli degli anni 80, dell’85 %.
Invece va avanti chi può capitalizzare la laurea dei propri genitori: il 44% degli architetti à figlio di architetti, il 42% di avvocati e notai e figlio di avvocati e Notai, e il 40 % dei farmacisti sono figli dei farmacisti.
Il titolo della sua indagine e’ “l’Italia à un paese bloccato. Muoviamoci”. In che direzione?
Le proposte vengono dall’osservazione delle buone pratiche che ci sono in altri Paesi Europei: il Regno Unito, la Spagna, la Francia. Qui per esempio alle giovani coppie si da’ un sostegno per le spese di alloggio, In Francia per certi redditi si rimborsano i costi della baby sitter, con incentivi per madri che lavorano, con figli sotto i tre anni, come l’abbattimento dalla base imponibile dei redditi derivanti dal proprio impiego, in Italia questa proposta potrebbe coinvolgere i primi 10mila euro di reddito per le giovani madri.
Lei vive in Spagna, lì anche i ragazzi hanno aiuti economici per gli affitti?
Si chiama Renta d’Emancipacion, à in vigore dal 1° gennaio 2008, e a proposito di percezioni, tutti sanno cos’e’ la renta d’emancipacion e se possono averne diritto. Riguarda ogni giovane lavoratore che non vive più in famiglia, e che percepisce 200 euro al mese. Il governo Zapatero ha stabilito una forte agevolazione fiscale per i proprietari di case che affittano a giovani che hanno meno di 35 anni.
Ma i governi in questo momento di crisi riescono a trovare risorse per questi incentivi?
Gli affitti di emancipazione non implicano enormi investimenti, inizialmente si tratta di circa 400 milioni di euro, e poi una volta a regime, quindi l’iniziativa riguarda tutti gli aventi diritto , si può superare un miliardo di euro. Ma tutto ciò riguarda una visione del futuro, che investe le generazioni, un progetto sul lungo termine, un investimento per cambiare le cose, e far prendere un’altra direzione al Paese.
L’ultima proposta ma più impegnativa s’ispira al Child Trust Fund Inglese?
Sì ma con un adattamento al nostro Paese, e una linea di sviluppo ben più ampia. Si tratta di intestare un conto di 1000 euro od ogni bambini che nasce, ogni anno si aggiungono 600 euro, dalle scuole medie la somma da aggiungere sarà variabile da nulla a 1400 euro. Si tratta di legare l’incremento di questo fondo alle scelte dello studente, al suo talento, alla sua voglia di studiare. L’obiettivo à quello di spingerli a continuare ad evolversi nell’istruzione, nella mobilità geografica, nell’apprendimento delle lingue.
Insomma chi non fa l’università non avrà i soldi?
Li avrà secondo ciò che vuol fare, se si ferma alla maturità avrà il 40 %, di un conto che avrà raggiunto i 20 mila euro. Se non arriva nemmeno alla maturità, avrà meno, il 20 %, quei sei mila euro per chi vuole fare l’artigiano, l’idraulico, o cominciare un’attività commerciale piccola. Ma per chi va avanti e dimostra talento e impegno, incrementando il conto anche con somme private- al massimo 2000 euro l’anno- si può arrivare a oltre 65 mila euro. Ma bisogna applicare i criteri del merito, trovare un sistema di valutazione nazionale, removeificare le scuole migliori, e identificare chi ha i voti più alti, e di seguito, le università.
Un progetto lungo e forse costoso? Ho fatto qualche conto per l’Italia, costerebbe cinque miliardi l’anno. Come investimento sul futuro à assai ragionevole.
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