La Vanguardia di oggi ha pubblicato due pagine su Italia e Francia, e la loro difficolta’ ad uscire dalla crisi. Nel reportage e’ incluso un mio articolo che riporto di seguito sia nella versione spagnola che nella traduzione in italiano.
La Vanguardia, 10 Agosto 2014
El presidente del Banco Central Europeo (BCE), Mario Draghi, ha sido claro: “Los países que no están en condiciones de afrontar las reformas estructurales deben ceder soberanía a Europa”. En Italia, algunos han interpretado esta frase como una advertencia al país, donde, a pesar de los muchos anuncios y avances en la reforma institucional, el nuevo gobierno ha parecido indeciso sobre las reformas económicas más importantes. Los puntos clave de la reforma laboral, de la administración pública o de la contención del gasto público, de hecho, siguen estando pendientes. Mientras tanto, sla economía no tira y los últimos datos sobre el crecimiento negativo del segundo trimestre, el aumento de la deuda pública y el desempleo juvenil han creado preocupación.
El primer ministro, Matteo Renzi, ha prometido que renovará en el 2015 los beneficios fiscales para los trabajadores con rentas medias y bajas, pero todavía no está claro dónde encontrará los recursos para hacerlo. Porque si, por un lado, la elevada presión fiscal italiana no deja margen para nuevos aumentos de impuestos, por otra parte se observa una cierta renuencia a hacer profundos recortes de gastos que podrían socavar la popularidad del Gobierno.
Los pocos cientos de millones ahorrados por el recorte de los salarios de los altos funcionarios públicos o mediante la venta de los coches oficiales han sido muy populares, pero son insuficientes. Y este es el verdadero problema: lograr el equilibrio entre la recuperación económica y el apoyo popular para enderezar el funcionamiento de la máquina pública sin perder legitimidad y manteniendo el timón político.
Cuando hablamos de coraje hablamos de esto. De desafiar a la opinión pública y jugarse una reelección por el bien del país. El desafío es particularmente difícil para gobiernos socialistas como los de Italia y Francia porque supone cuestionar creencias que tienen raíces ideológicas profundas y que, a pesar de todo, todavía animan a buena parte de su electorado. En realidad, es un desafío general para el conjunto de Europa, cuyos ciudadanos están acostumbrados a un sistema de gastos, bienestar y políticas económicas que hay que repensar.
La única manera de hacerlo sería incluir las reformas en un planteamiento político general que presente a los ciudadanos las reformas no como una medicina tan amarga que les impida vivir bien sino como la oportunidad de rediseñar la economía y la sociedad para hacerlas más sanas y sostenibles, con una nueva idea del estado de bienestar. Este rediseño debe estar en el centro de la política de hoy, sobre todo en países como Italia y Francia. Pero luchando por abrirse camino, ya que mientras la política se tambalea, la economía se desacelera.
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Il Presidente della BCE, Mario Draghi, e’ stato chiaro: i paesi che non sono in grado di mettere mano alle riforme strutturali devono cedere sovranita’ all’Europa per farle. In Italia alcuni commentatori hanno interpretato questa frase come un avvertimento all’Italia dove, nonostante i molti annunci e i progressi sulle riforme istituzionali, il nuovo governo e’ sembrato esitante su alcune delle riforme economiche piu’ importanti. I punti chiave della riforma del lavoro, della pubblica amministrazione o della revisione della spesa pubblica, infatti, continuano ad essere rimandati. Nel frattempo pero’ l’economia non aspetta, e gli ultimi dati sulla crescita negativa, sul debito in ascesa, e sulla disoccupazione giovanile generano preoccupazione. Il Premier Renzi ha promesso che rifinanziera’ anche nel 2015 il bonus fiscale per i lavoratori dipendendi della fascia medio-bassa, ma non e’ ancora chiaro dove trovera’ le risorse per farlo. Perche’, se da un lato l’alta pressione fiscale italiana non lascia margini per ulteriori aumenti, dall’altro si nota una certa ritrosia ad operare tagli di spesa profondi che minerebbero la popolarita’ del Governo. Le poche centinaia di milioni recuperati tagliando gli stipendi dei dirigenti pubblici o vendendo le auto blu sono state misure molto popolari ma certamente insufficienti. Ed e’ questo il vero nodo: bilanciare risanamento economico e consenso popolare, raddrizzare il funzionamento della macchina pubblica senza perdere la leggitimita’ ed il timone politico.
Quando si parla di coraggio si parla di questo. Il coraggio di sfidare anche l’opinione pubblica, e persino di giocarsi una rielezione, ma andare avanti per il bene del Paese. Una sfida particolarmente difficile per i paesi a guida socialista (come Italia e Francia) perche’ mette in discussione convinzioni che hanno radici ideologiche profonde, e che, nonostante tutto, ancora animano gran parte del loro elettorato. Ma piu’ in generale una sfida per tutta Europa, i cui cittadini sono abituati ad un sistema di spesa, di welfare, di politiche economiche che fanno fatica a ripensare.
L’unico modo per farlo sarebbe inserire le riforme all’interno di una strategia politica complessiva che veda e presenti all’opinione pubblica il risanamento e le riforme non come la medicina amara che impedisce di fare le cose belle e buone, ma come l’opportunita’ per ridisegnare un’economia ed una societa’ piu’ sana, piu’ sostenibile, con una nuova idea di welfare, di sviluppo, di innovazione. Questa riprogettazione dei sistemi di welfare e dei modelli di sviluppo dovrebbe essere al cuore della politica di oggi, soprattutto in paesi come Italia e Francia. Ma stenta a farsi strada. E mentre la politica esita, l’economia rallenta.