Nel mio primo libro, Talento da Svendere (Einaudi, 2008) avevo condotto una metodica analisi sulla difficoltà dell’Italia a coltivare a valorizzare il suo talento. Un’indagine sul perchè, proprio nell’era del talento e della creatività, il Paese considerato creativo per eccellenza stava perdendo posizioni competitive.
Delineando i lati più deboli del nostro “sistema” avevo provato a riflettere, anche nei successivi editoriali per La Stampa (aggiungere link alla pagina articoli), sulle possibili riforme che potessero aiutare a rimettere in moto il Paese.
Ma mentre provavo a ragionare sulle riforme “di sistema”, continuavo a confrontarmi con giovani e meno giovani in cerca di idee, riflessioni e consigli per l’oggi, per le loro decisioni e percorsi individuali, per ciò che quotidianamente dovevano affrontare, decidere, costruire.
In fondo le riforme chissà quando sarebbero arrivate… (e purtroppo devo dire che a distanza di sei anni Talento da Svendere è ancora tristemente attuale).
In questi anni ho ricevuto decine di email ed ho raccolto, nei seminari e nelle conferenze in giro per l’Italia, le domande e le riflessioni dei miei studenti e di molti giovani. Ma anche dei genitori, tantissimi genitori completamente spiazzati da una realtà di cui erano incapaci di cogliere i contorni, le logiche, il funzionamento.
Eppure, allo stesso tempo, trovandomi a lavorare in contesti molto diversi a livello internazionale, ho avuto modo non solo di analizzare casi-studio e numeri, ma anche di toccare con mano, attraverso le storie di moltissime persone incontrate in giro per il mondo, le incredibili opportunità di lavoro e di realizzazione che sono emerse negli ultimi anni un po’ ovunque.
Ho incontrato persone di ogni età e provenienza, alcune giovanissime, altre provenienti da paesi poveri e abbandonati, che grazie alle nuove opportunità economiche, tecnologiche ed educative, sono riuscite a costruire qualcosa di bello, innovativo e gratificante grazie al quale hanno trovato una loro strada, una loro felicità. A volte basta alzare la testa, aprire le finestre, buttare il cuore oltre l’ostacolo.
So benissimo che non è facile. Non tutti hanno la stessa visuale delle dinamiche internazionali, delle opportunità che si aprono. Spesso siamo condizionati dal contesto in cui siamo nati, in cui cresciamo, dai consigli che ci arrivano, dalle aspettative che ci circondano e che influenzano le nostre scelte. E’ per questo che ho deciso di scrivere questo libro. Per raccogliere queste storie e riportare studi ed analisi che indicano le opportunità presenti e future.
Per accendere una scintilla, rimettere in moto la voglia di muoversi, di provarci. E per provare a rispondere ad alcune delle domande che più spesso mi sono sentita rivolgere in questi ultimi anni da tanti giovani. Domande all stesso tempo semplici e difficilissime, ma che non possiamo semplicemente ignorare. “Come faccio a capire il mio talento?”, “Mi conviene studiare?”, “Come scelgo l’Università cui iscrivermi?”, “Perchè tutti i miei compagni sembrano avere più successo di me?” e molte altre ancora.
Non ho certo la pretesa di aver risposto a tutti i dubbi, in fondo nessuno può dare ricette e dispensare certezze. Ma credo, spero, di essere riuscita almeno ad infondere quel pizzico di ottimismo – e forse anche di incoscienza – che serve per poter guardare al futuro con curiosità e voglia di rimboccarsi le maniche. Lontani dai luoghi comuni, dalle aspettative dei genitori e dagli stereotipi. Ma con la voglia di costruirsi un proprio percorso, una propria dimensione di successo e di felicità.