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Il Governo ha appena annunciato l’intenzione di introdurre nuovi sgravi contributivi per l’assunzione dei giovani. Mi sembra una buona iniziativa, anche alla luce degli ottimi risultati ottenuti dagli sgravi introdotti dalla legge di stabilità 2015 che si sono recentemente conclusi.

Credo, tuttavia, che sia opportuno ricordare a tutti noi, ma anche al Governo, che ancora esistono moltissimi incentivi all’assunzione, dedicati a varie categorie di lavoratori, inclusi i giovani stessi.

Così, nel tentativo di tracciare un quadro riepilogativo di tutti gli incentivi di cui è possibile beneficiare – anche dopo la fine di quelli più noti del 2015 – nell’ultimo mese ho effettuato un lavoro di censimento/ricognizione delle misure ancora in vigore. Il quadro emerso mi ha sinceramente sorpreso: abbiamo ancora una quindicina di sgravi diversi e ai quali si vanno ad aggiungere le varie misure per l’autoimprenditorilità, gli incentivi per le start-up, oltre a tutti gli sgravi e i bandi esistenti a livello regionale.

Pubblicherò a breve i risultati di questo lavoro di studio (assieme al censimento degli incentivi esistenti ho raccolto anche le principali ricerche che hanno svolto delle analisi di impatto degli incentivi all’assunzione adottati in passato in Italia e all’estero). Per il momento mi limito a pubblicare l’interrogazione depositata ieri volta a chiedere al Governo una quantificazione dell’utilizzo di questi incentivi ed i costi ad esse associati.

Lo so, mi capita spesso di interrogare il Governo in merito a dati e quantificazioni, e potrei sembrare ripetitiva, ma d’altra parte sono convinta che finché non ci metteremo a fare un’attività seria, sistematica e costante di monitoraggio degli strumenti di politica economica e sociale esistente non potremo mai riorganizzare efficacemente la nostra spesa pubblica, concentrando gli sforzi sulle misure che funzionano meglio, tagliando quelle che non funzionano ed imparando dagli errori passati per elaborare politiche sempre migliori. Spero che il governo possa rispondere presto fornendo al Parlamento questi strumenti informativi così importanti per capire e prendere decisioni. Come scriveva Einaudi “come si può deliberare senza conoscere?”.

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