MILANO Il paradosso di questa vicenda lo evidenzia un’interrogazione parlamentare appena presentata da Irene Tinagli, deputata ex Scelta civica passata al Pd. Nella quale c’è l’invocazione a riconsiderare il sostegno (statale) di circa 10 milioni dato a Whirlpool circa un anno fa dall’agenzia Invitalia per gli investimenti in ricerca e sviluppo nello stabilimento di Napoli. Come dire: lo Stato supporta (giustamente) un’azienda che vuole salire di gamma, ma non può chiudere un occhio di fronte alla volontà della stessa multinazionale di chiudere un impianto a pochi chilometri di distanza, quello di Carinaro (Caserta).
La giornata di ieri a ben vedere registra uno spartito particolare. L’azienda e i confederali si sono confrontati sulle anticipazioni del piano del colosso Usa che dovranno essere comunque sviscerate nei prossimi giorni. Ma l’incontro è saltato subito. Perchè Fim Cisl, Uilm e Ugl hanno abbandonato il tavolo. Mentre Fiom Cgil è sembrata più conciliante anche se Michela Spera sottolinea come non si possa discutere di una chiusura di due siti come Carinaro e Albacina (e in più il centro di ricerca di None). In una nota Whirlpool ha utilizzato un doppio registro. Da un lato ha detto di voler mostrare «la massima disponibilità a un confronto» (anche se non è chiaro su quali aspetti). Dall’altro si è detta «fortemente convinta della validità del piano» che – sottolinea – prevede 500 milioni di investimenti nel nostro Paese. L’uscita ha finito per provocare gli strali dei sindacati che hanno proclamato 12 ore di sciopero che saranno gestite a livello territoriale.
La rottura del negoziato non poteva che avere l’esito della convocazione ufficiale di un tavolo al ministero dello Sviluppo. Il titolare del dicastero, Federica Guidi, ha fissato il primo incontro per il 27 aprile. Si tratta del primo passo nella direzione di una mediazione governativa rispetto a un piano che ha sorpreso negativamente anche Palazzo Chigi. Il segretario Uil, Carmelo Barbagallo, invoca già la presidenza del Consiglio. Si vedrà.