La Stampa, 20 Novembre 2011
Poche cose hanno definito e caratterizzato la storia d’Italia quanto i suoi talenti. Talenti che tutti il mondo ci ha invidiato. Da Giacomo Puccini ad Enrico Fermi, da Amedeo Modigliani a Federico Fellini, da Luigi Pirandello ad Enzo Ferrari e centinaia di altri ancora, in moltissimi campi e in ogni fase della nostra storia, incluso quella attuale.
Perche’ anche se abbiamo la tendenza a ricordarci e esaltare piu’ quelli passati che quelli odierni, tuttavia non mancano i talenti contemporanei riconosciuti e amati in tutto il mondo: Roberto Bolle, Maurizio Cattelan, Roberto Benigni, Umberto Eco, Riccardo Muti, Giorgio Armani, Valentino Garavani, Renzo Piano, e moltissimi altri.
Sono i talenti che fanno si’ che, nonostante tutti i nostri problemi, il pensiero dell’Italia continui ad evocare qualita’ e sogno . Ma stiamo attenti anon fare un errore che purtroppo negli ultimi anni abbiamo compiuto spesso. Non dimentichiamoci che certi talenti non sono che punte di iceberg di sistemi piu’ ampi alimentati da decine di altri talenti, forse meno visibili, mafondamentali. Ovvero i talenti di quelle persone che formano e riconoscono le qualita’ dei givoani emergenti, dandogli gli strumenti per crescere eun’opprtunita’ di esprimersi. E di quelle che li aiutano a realizzare i sogni e le visioni che hanno.
I nostri stilisti e i nostri pretigiosi marchi di moda non sarebbero stati niente senza le eccellenze sartoriali del nostro territorio, le eccellenze delle nostre Ferrari e Maserati non sarebbero divenute quel che sono senza le nostre facolta’ di ingegneria, cosi’ come i nostri grandi ballerini, musicisti e artisti non avrebbero potuto crescere senza le nostre scuole, accademie e tutte le persone che con grandepassione e dedizione li hanno seguito e hanno creduto in loro.
Ecco, questo non dovremmo scordarcelo mai. Perche’ ricordarci queste cose ci aiuta a recuperare una prospettiva piu’giusta e completa di cosa sono e cosa significa parlare di talenti italiani.Ma soprattutto ci fornisce indicazioni preziose su come far si’ che il nostro Paese possa continuare a coltivare ed alimentare queste eccellenze, senza mai darle per scontate, senza caderenella trappola di premiare le punte dell’iceberg, lasciando che le basi affondino.
Perche’ e’ su quelle basi che si erige il senso piu’ profondo dell’essere italiani.