Indignati un anno dopo. Impossibile resistere alla tentazione di un bilancio. Chiedevano un cambiamento nei partiti, più trasparenza, partecipazione, un nuovo ordine economico e politico, nazionale e internazionale, nuovi strumenti per far fronte alla crisi.Cosa hanno ottenuto? Senz’altro un cambio di governo, con la tremenda disfatta dei socialisti e l’avvento dei popolari. Ma è un cambio che sarebbe accaduto comunque.
Mentre di cambiamenti all’interno dei partiti non se n’è vista neanche l’ombra. Gli uomini che si sono sfidati alle elezioni spagnole dell’autunno scorso erano due rappresentanti della politica che più tradizionale non si può. Le loro proposte erano altrettanto scontate e ciò che si è visto col nuovo governo era più che prevedibile: aumenti di tasse, tagli pesanti ovunque: istruzione, sanità, infrastrutture, regioni.
L’unica eredità del movimento 15-M è stato il contagio internazionale. Su quel fronte i risultati sono stati notevoli: da Roma a Londra, da Atene a New York, da Parigi a Mosca. Non c’è stata capitale del mondo che non sia stata investita da questa ondata di protesta.
Eppure, anche fuori dalla Spagna cosa abbiamo visto? In Francia si sono fronteggiati due candidati tutt’altro che nuovi, e il Presidente in carica è stato battuto, tutto sommato, da un uomo di partito che fa politica da decenni. In Russia si è appena varata la Terza Presidenza di Putin, e in Usa il Presidente in carica si trova di fronte Romney, un politico di lungo corso, ultrasessantenne, figlio di un altro politico anche lui ex governatore del Michigan.
Solo in Grecia e in Italia la scossa è stata più forte per i partiti tradizionali, ma col risultato di una frammentazione che appare già ingestibile in Grecia e che fa intravedere rischi analoghi per l’Italia nel 2013. Le uniche vere «novità» sono state il boom di Alba Dorata in Grecia, un partito che si ispira al nazismo e al fascismo di ottanta anni fa, del Fronte Nazionale di Marine Le Pen in Francia, un partito fondato quarant’anni fa dal padre dell’attuale leader, e del Movimento 5 Stelle in Italia, movimento creato da un comico ultrasessantenne che fu introdotto al grande pubblico da Pippo Baudo 35 anni fa e che da oltre vent’anni si è riconvertito alla critica politica.
Insomma, si può dire che, se sul fronte del movimento e dei media internazionali gli indignados hanno avuto un discreto successo, sul fronte del nuovo ordine economico e politico c’è ancora molta strada da fare. E la sensazione è che la protesta, per quanto giusta, bella, pacifica e innovativa, da sola non basti.