3 Dicembre 2013. Oggi alla camera, alle h.13:00, il ministro Giovannini ha svolto un’informativa sulla tragedia di Prato. Ecco il testo del mio intervento, in cui chiedo una maggior responsabilizzazione di tutta la comunità nei confronti del rispetto delle regole e della sicurezza sul lavoro (i cinesi infrangono le regole, ma gli italiani che affittano loro i capannoni fingono di non vedere…) e propongo una soluzione per rafforzare i controlli sul lavoro a costo zero.
Signor Presidente, Signor Ministro,
Di fronte alla tragedia di Prato non possiamo che esprimere alla comunita’ pratese tutta la nostra vicinanza e solidarieta’.
Ma in questa sede dobbiamo anche andare oltre, stare attenti a non cadere nella retorica e affrontare la situazione dicendo la verità , senza ipocrisie.
La verità e’ che il tema della sicurezza sul lavoro, dei diritti e dello sfruttamento non sono solo un problema “dei cinesi”, ma un dramma che riguarda centinaia di migliaia di lavoratori e realtà produttive in Italia, i dati sulle irregolarita’ che lei ha ricordato nella sua relazione ne sono conferma.
Sono molti i casi, cito il primo che mi salta alla mente: la tragedia del maglificio di Barletta di tre anni fa, in cui persero la vita 4 donne, che lavoravano nella totale irregolarità, in condizioni vergognose .
Si tratta quindi di una questione di illegalità diffusa a cui bisogna far fronte, e farlo con determinazione e senza ipocrisie.
Tornando al caso di Prato, vorrei anche ricordare qualcosa che nessuno vuole mai dire, una domanda che nessuno mai si pone: di chi sono quei capannoni? Come mai a Prato tutti sanno quello che accade nei capannoni, tranne, a quanto pare, i proprietari dei capannoni stessi? Accade sempre nel capannone accanto…si tratta di un business enorme, ricordo un paio di anni fa quando fu sequestrato un capannone a due ditte cinesi, la proprietà era di un’immobiliare pratese che ogni anni riceveva per quel capannone 126 mila euro. Chiaramente ciò che accade dentro ai capannoni non è colpa dei proprietari, ma non è possibile che di fronte a un fenomeno di questa portata noi italiani non siamo in grado di assumerci le nostre responsabilità e lavorare tutti insieme per una maggiore responsabilizzazione di tutti i soggetti che bene o male tengono in piedi questo sistema. Lavorare per una cultura della legalità, per una responsabilità diffusa che ci riguardi tutti, senza ipocrisie .
E parlando di legalità e’ fondamentale precisare che il rispetto delle regole passa anche attraverso attività di controllo e di sanzione.
E su questo fronte dobbiamo ricordare, come giustamente ha fatto lei Signor Ministro, la tremenda carenza di personale ispettivo, di strumenti e di risorse per condurre controlli più intensi ed efficaci.
Ma mi lasci sottolineare che per rafforzare questi interventi non è necessario stanziare chissa quanti fondi, ne’ fare leggi speciali: noi oggi siamo di fronte a numerosi esuberi, eccedenze di personale in tanti enti della pubblica amministrazione, eccedenze che drenano risorse senza poter dare un contributo di servizio reale, utile. basterebbe riutilizzare questo personale, opportunamente formato ove necessario, facendo leva sul l’articolo 33 del testo unico sulla pubblica amministrazione del 2005 -articolo che non è’ mai stato applicato!
Faccio un esempio concreto: proprio in queste settimane in commissione difesa si sta discutendo degli esuberi di oltre ventimila unità di personale militare. e cosa propone lo schema di decreto? mandarli a casa a 50 anni con l’85% dello stipendio, così per anni dovremo spendere decine e decine di milioni per tenere a casa personale competente che potrebbe essere utilmente impiegato per rafforzare dei servizi fondamentali per il nostro paese come le ispezioni sul lavoro. Noi come scelta civica abbiamo più volte segnalato queste assurdità e queste proposte, e lo ribadisco adesso: abbiamo l’opportunità di imprimere subito un cambiamento, senza nuovi fondi e senza nuove leggi, ma semplicemente applicando le leggi che abbiamo (come il testo unico sulla PA appena citato) e le risorse che già esistono all’interno del nostro sistema delle pubbliche amministrazioni. Serve solo la volontà politica per farlo. Noi ci auguriamo che queste tragedie servano non solo a generare cordoglio, ma a fornire lo stimolo per fare di più e fare meglio per il futuro dell’Italia.