Oggi ho depositato un’interrogazione per chiedere come mai una Cassa Previdenziale virtuosa, come quella degli Agrotecnici, che riesce ad avere la gestione in utile, non possa incrementare l’indicizzazione delle pensioni dei suoi associati – senza ovviamente alcun onere aggiuntivo nè a carico degli associati stessi, nè tantomeno dello Stato. Vogliamo o no premiare il merito di chi gestisce bene le proprie risorse? Di seguito il testo integrale dell’interrogazione.
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
-Al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
-Per sapere -premesso che:
la Cassa di previdenza degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati inclusa nell’ENPAIA, istituita ai sensi del D. Lgs. n. 103/1996, rappresenta la gestione previdenziale della relativa categoria professionale e si caratterizza pressoché per l’assenza di pensionati, per il costante aumento degli iscritti e per la loro giovane età media;
la Cassa previdenziale AGROTECNICI/ENPAIA, essendo successiva alla riforma operata con la legge n. 335/1995, applica fin dall’inizio il sistema contributivo puro;
la prudente ed oculata gestione compiuta dagli amministratori ha sempre consentito, nonostante si tratti di una fra le più piccole Casse previdenziali, di chiudere i bilanci in utile e di rivalutare il montante contributivo utilizzando esclusivamente i proventi degli investimenti finanziari, tanto che nel 2010 il “Nucleo di valutazione della Spesa Previdenziale” del Ministero del Lavoro ha definito la Cassa AGROTECNICI/ENPAIA in grado di “garantire la sostenibilità previdenziale all’infinito”;
le Casse autonome di Previdenza dei liberi professionisti non ricevono alcun aiuto, né diretto né indiretto, dallo Stato e devono provvedere in autonomia al raggiungimento dell’equilibrio di bilancio, alla rivalutazione ed al pagamento delle pensioni;
la Cassa di previdenza AGROTECNICI/ENPAIA, così come ogni altra Cassa di previdenza dei liberi professionisti, ai sensi del D. Lgs. n. 103/1996, deve rivalutare le pensioni dei propri iscritti utilizzando un indice pre-definito, rappresentato dalla media del PIL nazionale degli ultimi cinque anni; questo indice, che nel 2009 era ancora del 3,320%, per effetto della crisi economica nel 2011 è sceso a 1,6165% e nel 2012 ad 1,1344%; per il corrente anno si prevede un’ulteriore diminuzione, con l’effetto di riversare sulle future pensioni (che vengono pertanto solo minimamente incrementate) l’effetto della recessione economica;
il Comitato Amministratore della Cassa AGROTECNICI/ENPAIA, preoccupato per gli effetti sul tasso di sostituzione del modesto incremento delle pensioni che si è verificato nel 2011 e nel 2012 (e che inevitabilmente si verificherà anche negli anni a venire), il 12 aprile 2012 ha deliberato di incrementare del 50% il tasso di rivalutazione del montante contributivo, così portando il tasso di investimento del 2011 da 1,6165% a 2,42475%. Analogo incremento del 50% è stato deciso per l’aliquota di rivalutazione del 2012;
il Ministero del Lavoro ha tuttavia bocciato la delibera del Comitato Amministratore della Cassa di previdenza AGROTECNICI/ENPAIA, sostanzialmente con la motivazione dell’impossibilità di modificare l’indice di rivalutazione di cui al D.Lgs. n. 103/96, che il Ministero ritiene debba essere uguale per tutte le Casse di previdenza dei professionisti;
l’argomentazione ministeriale non pare condivisibile sia perché il D.Lgs. n. 103/96 si preoccupa di garantire a tutti gli iscritti nelle Gestioni previdenziali dei professionisti una rivalutazione minima dei contributi versati, e non una rivalutazione massima, ma soprattutto perché non esiste alcuna disposizione che impedisca di erogare trattamenti previdenziali più congrui, senza oneri per lo Stato, con contributi a carico degli stessi previdenti;
nel caso concreto, la maggior rivalutazione del 50% dei contributi pensionistici versati viene effettuata utilizzando solo una parte degli utili conseguiti nel 2011;
i consistenti utili delle precedenti annualità non vengono toccati, ed anzi incrementati;
il bilancio tecnico-attuariale a 50 anni della Gestione previdenziale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati è ampiamente positivo e lo stesso Nucleo di valutazione della Spesa Previdenziale ha certificato la “sostenibilità all’infinito” della Gestione;
il Regolamento della Gestione previdenziale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, approvato dal competente Ministero del Lavoro, all’art. 28 espressamente prevede che le “eventuali eccedenze risultanti dall’ordinaria rivalutazione dei conti individuali” siano conferite in uno speciale Fondo di riserva sul “cui utilizzo dispone il Comitato Amministratore”, il quale si è legittimamente espresso decidendo di destinare una parte degli utili del 2011 e del 2012 alla rivalutazione delle future pensioni, per rafforzare il tasso di sostituzione;
prima ancora di assumere la citata decisione, il Comitato Amministratore della Gestione previdenziale aveva provveduto a modificare il proprio Regolamento previdenziale, prevedendo la possibilità per gli iscritti di versare aliquote superiori al 10% minimo previsto per legge, potendo perciò elevare l’aliquota contributiva fino al 26%, ciò sempre allo scopo di elevare il tasso di sostituzione pensionistico. A questo obiettivo, infatti, si può pervenire in due modi: sia aumentando l’importo dei contributi che si versano e sia lasciandoli invariati ma aumentando la loro redditività;
tuttavia la prima soluzione pesa esclusivamente sui previdenti che devono pagare cifre superiori (cosa non sempre possibile in momenti di grave crisi economica), mentre la seconda non grava sui previdenti, ma sulle Casse previdenziali, le quali sono chiamate a rendere gestioni inappuntabili e rigorose, riducendo le spese all’essenziale;
l’ipotesi di elevare il rendimento del montante contributivo è inoltre preferibile perché disincentiva lo svolgimento dell’attività “in nero”, innescando quindi un meccanismo virtuoso che premia il rispetto degli obblighi fiscali e previdenziali;
di fronte al diniego all’incremento del rendimento dei contributi previdenziali opposto dal Ministero del Lavoro, il Comitato Amministratore della Cassa di previdenza AGROTECNICI/ENPAIA ha ritenuto di doverlo impugnare al TAR Lazio il quale, con sentenza di merito n. 6954 del 11.7.2013, ha rigettato il ricorso e la vicenda è attualmente in attesa del giudizio di appello del Consiglio di Stato;
pertanto, nonostante la certificata sostenibilità previdenziale (entrate per contributi ed uscite per prestazioni) ben oltre i 50 anni richiesti per legge, l’esistenza di un adeguato fondo di riserva, la perfetta aderenza della decisione di aumentare del 50% il rendimento del montante contributivo con quanto previsto dall’art. 28 del Regolamento previdenziale, gli iscritti alla Gestione AGROTECNICI/ENPAIA si vedono rivalutare i propri contributi previdenziali in misura di gran lunga inferiore a quanto sarebbe avvenuto se il Ministero del Lavoro avesse autorizzato la delibera del Comitato Amministratore, di adeguamento del rendimento -:
se il Ministro interrogato non ritenga necessario intervenire urgentemente chiarendo che la Gestione previdenziale AGROTECNICI/ENPAIA (così come ogni altra Gestione previdenziale virtuosa e con i conti in ordine) abbia l’obbligo di garantire la rivalutazione dei contributi versati dagli iscritti almeno nella misura minima prevista dal D.Lgs. n. 103/96 (media quinquennale del PIL), ma altresì possa aumentare l’indice di rivalutazione, purché nel rispetto del proprio Regolamento, della sostenibilità previdenziale di lungo periodo (almeno 50 anni) e con l’obbiettivo –peraltro indicato come “prioritario” dallo stesso Governo– di garantire il più adeguato tasso di sostituzione previdenziale (cioè pensioni più dignitose), senza oneri a carico dello Stato.