La Stampa, 20 Maggio 2011
La manifestazione di domenica scorsa ha radunato a Madrid, secondo quanto riportato dal Paìs, 20.000 persone. Certamente una manifestazione importante, ma non sorprende se agli inizi non abbia destato troppo scalpore e non sia apparso come un fenomeno preoccupante.
Il fenomeno e’ emerso nei giorni successivi, quando le manifestazioni si sono diffuse e prolungate, anche se solo con poche centinaia di persone, sfidando la pioggia e i divieti delle giunte elettorali provinciali. Ma soprattutto il fenomeno à cresciuto man mano che alcuni politici hanno iniziato a intravedere la possibilità di trasformare la protesta in strumento elettorale, viste le elezioni amministrative di domenica prossima. E così il candidato socialista alla presidenza della provincia di Madrid ha dichiarato subito simpatia per i manifestanti di Madrid sperando di trasformarli in uno strumento contro la rivale Esperanza Aguirre. Mentre esponenti del partito popolare, come il sindaco di Madrid Gallardon, sottolineano che non si tratta di una manifestazione anti-sistema ma anti-governo, contro la crisi economica a cui Zapatero non ha saputo dare risposta adeguata.
Magari restando un po’ spiazzato agli inizi, ma adattandosi pian piano per inglobarlo meglio, cercando di accoglierne alcune istanze e neutralizzandone altre. Se la Junta Electoral (chiamata a decidere sul divieto o no di manifestare alla vigilia elettorale) sarà abbastanza saggia da evitare lo scontro con divieti stringenti, è probabile che la «primavera spagnola» si riveli assai meno esplosiva di quanto alcuni hanno pensato in questi giorni.
A ben vedere il movimento 15-M di piazza del Sol più che somigliare a piazza Tahir ricorda il nostro Movimento 5 Stelle, anch’esso formatosi a seguito di una manifestazione anti-partitica quale fu il V-day del 2007. Le analogie sono molte, a partire dalle richieste: così come il movimento 5 stelle emerse con la proposta di legge popolare contro la candidatura di politici indagati, e per un ritorno alla preferenza diretta, così il movimento spagnolo è nato dalla piattaforma Democracia Real Ya e da una proposta di riforma elettorale per combattere la corruzione che da un po’ di tempo a questa parte segna la scena politica spagnola.
Entrambi inoltre vogliono evitare apparentamenti con ogni partito, configurandosi come movimenti «anti-partitici» e anti-sistema. Infine, così come il Movimento 5 Stelle ha pian piano accolto altre forme di protesta contro i temi più disparati, dalle istanze del movimento no tav, alle proteste contro gli inceneritori in Campania, così il movimento 15-M ha già aggiunto alle sue richieste l’abolizione di una serie di leggi: dalla «legge Bologna» di riforma del sistema universitario, alla recente legge sull’«Economia sostenibile» fino a quella anti-tabacco che da gennaio proibisce di fumare nei locali pubblici. In sintesi: movimenti di delusi, «indignati» che finiscono per manifestare un disagio complessivo verso la politica esistente più che offrire una proposta politica organica.
La differenza tra i due movimenti è che a quello spagnolo manca un capopopolo come Grillo e la capacità di aggregazione di vip e intellettuali che ebbe il V-day. E questo, se da un lato rende il movimento spagnolo più spontaneo e autentico, dall’altro potrebbe renderlo più difficile da organizzare in comitati e liste elettorali come è avvenuto da noi. Difficile però dire se questo possa rappresentare uno svantaggio o un vantaggio per i giovani e per la politica spagnola. In fondo, nonostante il movimento 5 stelle sia ormai presente in Italia da 4 anni e abbia raggiunto interessanti successi elettorali, il progresso sulle sue istanze iniziali à stato pressoché nullo. La legge contro la corruzione in politica, o la riforma delle legge elettorale sono ancora in alto mare.