La Stampa, 13 Giugno 2011
Ed e’ evidentemente la reazione a una stagione politica che sistematicamente ha escluso i cittadini dalle proprie scelte e decisioni, una stagione in cui rappresentanti parlamentari hanno fatto e disfatto coalizioni, saltando con disinvoltura da uno schieramento all’altro, dichiarando e smentendo alleanze, lanciando proposte subito stravolte o rimesse nel cassetto a seconda della convenienza. Un comportamento che, come sottolineato da molti commentatori, è legato alla pessima legge elettorale che abbiamo, che non consente ai cittadini di scegliere i candidati che vogliono eleggere. Con questa legge, di fatto, deputati e senatori non rispondono più ai loro elettori, ma ai capi partito che decidono di candidarli (e se ricandidarli in futuro).
Ma non ci scordiamo che la legge elettorale fornisce solo uno strumento: dà la facoltà ai partiti di scegliere i loro candidati, non li obbliga a sceglierli sulla base di clientelismi e vecchie logiche di fedeltà e interessi personali, ne’ a «comprarli» e scambiarli come se fossero figurine. La degenerazione che ne à scaturita à colpa dell’irresponsabilità di tanti politici, un atteggiamento che ha infettato molti altri aspetti della nostra vita democratica anche al di là della legge elettorale. Basta pensare alla scelta delle priorità delle attività governative, che sistematicamente hanno privilegiato misure di tipo personalistico o propagandistico rimandando quanto più possibile misure urgenti per i cittadini e le imprese.
E’ solo negli ultimi mesi che qualcosa à scattato negli italiani, forse stanati dal morso di una crisi che non accenna a passare. E’ scattata una voglia di riappropriarsi della vita democratica del Paese, ribellandosi all’attuale politica di entrambi gli schieramenti. Una ribellione che nel centrosinistra si à manifestata in modo più evidente negli esiti di molte primarie, mentre nel centrodestra la vediamo nei risultati delle ultime amministrative e nella decisione di molti elettori di partecipare al referendum nonostante la campagna astensionista di gran parte del governo.
Questo segnale e’ importante, e dovrebbe insegnare una lezione a tutti. Una lezione ai politici di entrambi gli schieramenti, che capiscano che non si può governare un Paese ignorando e snobbando i propri elettori. Ma anche una lezione per tutti i cittadini, soprattutto per quelli che per anni hanno seguito con noia e sonnolenza le vicende politiche italiane, disertando le urne quando decisioni importanti venivano prese, oppure fidandosi ciecamente dei politici che avevano votato, seguendoli come si fa con la squadra del cuore. La lezione che tutti quanti dovremmo imparare à che la soglia dell’attenzione dev’essere sempre alta, che la partecipazione democratica è qualcosa che va esercitato sempre, non solo quando stiamo per scivolare nel baratro o quando qualcosa comincia a toccarci personalmente.