Camera dei Deputati, venerdì 16 gennaio 2015.
Rendiconto del mio intervento a seguito dell’Informativa urgente del Ministro degli Esteri Gentiloni in merito alla liberazione delle due cooperanti rapite in Siria avveanuta ieri, ed il rimpatrio di questa mattina.
Grazie Presidente, grazie Ministro per averci riferito, grazie ai servizi e all’intelligence del nostro Paese per il risultato straordinario. Voglio innanzitutto esprimere tutta la gioia per la liberazione di Greta e Vanessa che per molti mesi ci hanno tenuto in grande apprensione così come gli altri ostaggi ancora purtroppo in territorio straniero nelle mani dei rapitori. Anch’io come lei, Signor Ministro, sono rimasta molto stupita e amareggiata in questi mesi dagli atteggiamenti e dalle illazioni contro proprio queste ragazze che erano le vittime del rapimento. Un clima veramente brutto che ha ignorato, come giustamente ha ricordato lei, l‘atto di generosità e di coraggio che molte persone oggi spendono nei territori stranieri dove ci sono persone che soffrono, dove ci sono situazioni che noi troppo spesso ignoriamo.
Io non saprei dire da quando una parte dell’Italia ha iniziato a chiudersi in questa sorta di cinico egoismo ma è un dato di fatto che negli ultimi anni si avverte l’aumento di una specie di provincialismo triste e regressivo che trovo molto dannoso. Io sono fiduciosa che invece questo Governo, che ha messo tanta enfasi sull’importanza di recuperare una visione internazionale, di dare importanza a quella che è la nostra azione in Europa e nel mondo, possa combattere questo clima e restituirci anche l’orgoglio di operare negli scenari internazionali.
Chiudo semplicemente dicendo che insieme alla gioia per la liberazione, alle congratulazioni per l’azione efficace che il nostro Governo ha saputo esercitare in questa occasione, vorrei però anche esprimere un po’ di preoccupazione per dei dettagli che sono emersi dal suo discorso ovvero il fatto che ci siano, che esistano delle organizzazioni e delle persone, dei progetti che di fatto sfuggono al monitoraggio dello Stato, del Ministero, della Farnesina, e che consentano quindi a persone di recarsi in questi luoghi, pur con obiettivi e intenzioni lodevoli, ma senza la necessaria comunicazione, senza una necessaria informazione. Come ha detto lei, questa generosità e questo coraggio devono coordinarsi con lo Stato e con le sue rappresentanze e ciò sia a difesa delle stesse persone, sia a difesa dei nostri uomini dei servizi e di chi poi opera in questi territori. Quindi, penso che, forse, dovremo svolgere una riflessione e compiere uno sforzo per migliorare questa azione di coordinamento, di monitoraggio, di informazione anche per le famiglie. Io confesso che non apprezzo processi ai genitori come quelli che qualcuno ha fatto oggi in Aula; so quanto sia difficile anche, come dire, imporre delle scelte a delle giovani donne e uomini, determinati e maggiorenni. Non è possibile, ma si può e si deve dare a queste persone e a queste famiglie l’informazione necessaria per operare le proprie scelte nella sicurezza e nella consapevolezza che aiuta a tutelare la loro vita, le nostre persone, i nostri servizi. Questo è importante e fondamentale. Questa è la preoccupazione, l’unica che, secondo me, in questo momento, dovremmo avere per rendere la nostra azione e quella delle nostre giovani donne e uomini che operano in questi territori più sicura.