di Irene Tinagli. Pubblicato su Corriere della Sera Milano del 28 Febbraio 2016.
Milano merita di più delle piccole schermaglie tra candidati-sindaci che alcuni hanno provato ad alimentare in questi giorni. Milano merita una visione ambiziosa del futuro, ancorata a un grande progetto. Qualcosa che si è incominciato a vedere quando Beppe Sala ha lanciato quello che ha definito un “sogno”: la riapertura dei Navigli. Un sogno che si innesta su un progetto avviato nel 2013 dal Politecnico di Milano.
Milano ha una rete di canali (i Navigli) che per secoli hanno fatto parte integrante della sua immagine, della sua storia e vita economica e sociale. L’intero anello dei Navigli che circondava la città medievale nel 1929 è stato interrato, in nome della modernità, dell’igiene e della velocità che si addicevano a una nascente metropoli. L’idea di ridare vita e luce a questo patrimonio, rimasto nascosto per quasi un secolo, porta ovviamente con sé aspetti tecnici e costi che stanno già facendo discutere. Ma, al di là dei tecnicismi, quello che bisognerebbe ricordare è che negli ultimi trent’anni anni non c’è stato al mondo un progetto di riqualificazione urbana di successo di una grande città che non abbia avuto come suo elemento centrale il rapporto con l’acqua e la riqualificazione – in alcuni casi una vera e propria creazione – degli spazi antistanti alle risorse idriche, fossero esse mare, fiumi, laghi o canali.
È accaduto a Londra, con la riqualificazione dei docklands: una zona un tempo degradata e oggi fiorente e attrattiva. A Parigi, dove il lungo Senna è stato arricchito di opportunità ricreative e sportive e dotato, in estate, persino di una vera e propria spiaggia. A Buenos Aires, dove Puerto Madero, abbandonato per decenni, negli anni Novanta ha visto una riqualificazione che l’ha reso uno dei luoghi piu’ glamour della capitale argentina. È accaduto anche in Asia: a Hong Kong, Shanghai, e persino a Pechino, dove il lago Hou Hai è diventato il principale luogo di svago e attrazione della città. Ed è accaduto in modo esemplare a Madrid, dove chilometri di autostrada che tagliavano in due un’intera zona della città sono stati interrati e al loro posto è stato costruito un parco straordinario lungo il fiume Manzanarre, che ha ospitato 47 progetti urbanistici diversi: orti urbani, piscine e laghetti, spiagge, ponti, piste ciclabili e parchi giochi. Un progetto che ha ricucito una ferita nel tessuto urbano, restituendo alla città accesso al fiume e regalando ai residenti opportunità di ricreazione e socializzazione un tempo inimmaginabili.
Ma perché l’acqua è diventata (sarebbe meglio dire tornata ad essere) così fondamentale per le città? Perché, così come nella prima metà del secolo scorso l’esigenza di milioni di persone era quella di abbandonare le campagne e abbracciare la prossimità, la densità e gli stili di vita delle grandi metropoli, oggi le esigenze dei milioni di residenti nelle grandi città è quella di potersi ritagliare spazi di vivibilità, di relax, di riconnessione con l’ambiente e la natura.
Per questo l’idea di Sala di creare a Milano degli spazi per uno stile di vita più “slow” è un’intuizione felice, anche perché darebbe l’opportunità al capoluogo lombardo di curare e rilanciare quello che, almeno nell’immaginario comune, è sempre stato il suo lato più debole. E la risposta entusiasta che i milanesi hanno dato alla riqualificazione della Darsena è la dimostrazione più evidente di un bisogno crescente.
Naturalmente un progetto di questa portata ha una complessità che va oltre gli aspetti tecnici, e dovrà bilanciare esigenze ambientali, commerciali e residenziali (a partire dalla mobilità). Ma porta con sé la straordinaria opportunità di ripensare tutta la vocazione e l’immagine della città, di attrarre investimenti, talenti, e di dare un obiettivo comune, una visione di città futura a cui molteplici soggetti potranno lavorare fianco a fianco. Una prospettiva che potrebbe anche spaventare. Ma se c’è una cosa che Milano ha saputo mostrare al mondo in questi anni è proprio la sua capacità di realizzare progetti ambiziosi e il coraggio di innovare. E quindi l’augurio migliore che possiamo farle è che rinnovi sempre questo spirito.