Onorevole Tinagli, a giorni Mario Draghi annuncerà che i 51 obiettivi del Pnrr sono stati raggiunti. Quindi il piano non è più un ostacolo sulla strada per il Quirinale.
Attenzione, questa è solo la prima tappa: di qui alla fine del piano noi abbiamo una serie di traguardi da perseguire. Il lavoro non è affatto finito. Certo, è un’ottima notizia però non si può definire concluso il lavoro sul PNRR di questo governo. Poi chiaramente non si può mai sapere dove portino le dinamiche politiche…
Quindi lei la pensa come Salvini: Draghi deve rimanere a palazzo Chigi?
Lasciamo perdere Salvini, che cambia idee continuamente. Dico solo che noi dobbiamo prendere molto seriamente il Pnrr. Quanto al Quirinale, occorrerà una riflessione comune delle forze politiche. Tutti devono essere consapevoli di quello che c’è in gioco, sul fronte europeo e internazionale.
A proposito del fronte europeo, Draghi e Macron stanno cercando di rivedere il patto di stabilità…
In realtà è già aperta una consultazione pubblica avviata dalla commissione europea sulla governance macroeconomica della Ue. Occorre trovare una convergenza politica ampia sulle possibili soluzioni. Il cambio di governo in Germania offre delle aperture che con il governo precedente non c’erano. È un dibattito complesso, che in Italia viene molto semplificato e identificato solo con il 3 per cento. Ma il punto non è tanto quello. Il tema chiave è come riuscire a ritagliare anche all’interno dei trattati attuali degli spazi di flessibilità che ci possano consentire di continuare a fare investimenti. Sul tavolo ci sono varie ipotesi e credo che ora ci possano essere condizioni politiche favorevoli a un ragionamento che superi i vecchi schemi e le vecchie ideologie. Anche il fatto che l’Italia abbia un premier che può portare nel dibattito una forte competenza e credibilità favorisce la possibilità di cambiamenti importanti.
Landini ha detto rivolto ai partiti: le piazze sono piene, i seggi sono vuoti. È un discorso da leader sindacale o politico?
Il suo percorso dovrà deciderlo lui, io quello che so è che noi come Pd stiamo cercando di curare al massimo i rapporti con tutte le parti sociali. E ci siamo incontrati più volte con i sindacati. Ci sono tante tematiche che riguardano il mondo del lavoro, le categorie più fragili, le pensioni di chi fa lavori gravosi, tutti problemi indicati dai sindacati e noi abbiamo sostenuto molte di queste battaglie. Mi sembra che la manovra dia delle risposte importanti a buona parte di queste richieste. È una manovra equilibrata che tiene insieme tante questioni enormi: il caro bollette, il sostegno alle famiglie, il taglio dell’Irpef per rendere il fisco più equo, il rafforzamento delle detrazioni per le fasce più basse, il cuneo per i lavoratori, risorse per scuola e sanità. E non dimentichiamoci di altri provvedimenti sociali come l’assegno unico che sarà un grosso aiuto per le fasce di reddito medio basse. Perciò siamo rimasti tutti un po’ sorpresi dallo sciopero, perché sono stati fatti tantissimi passi avanti.
C’è stata anche la manifestazione della Cisl.
Si, dove ho visto uno spirito costruttivo che spero si possa estendere a tutte le parti sociali.
Dopo le elezioni del presidente sarà possibile fare la legge elettorale?
Se ci saranno le condizione per una riforma condivisa, vedremo.
Come è andata a finire la storia dei 5 stelle con i socialisti e democratici europei?
Non c’è stata ancora nessuna richiesta quindi al momento la situazione è ferma. Si tratterebbe una scelta importante di adesione a certi valori, quindi è giusto che sia accompagnata dalle dovute riflessioni.