Nel discorso di fine Sergio Mattarella ha ribadito che tra pochi giorni si concluderà il suo ruolo da presidente. «Non mi sembra una novità» osserva Irene Tinagli, economista e vicesegretaria vicaria del Pd.
Esclude dunque il bis dell’attuale capo dello Stato?
«Bisogna rispettare la sua posizione».
Per risolvere il grande gioco del Quirinale ci vuole un altro Mattarella?
«Ci vuole un presidente che si faccia carico dell’interesse generale, un profilo alto al di sopra delle parti».
Ha in mente un nome?
«Ci sono diverse figure che possono corrispondere a quelle caratteristiche. Ma prima di tutto bisogna ragionare sul metodo».
Ovvero?
«Ci troviamo in una situazione emergenziale. L’Italia ha avuto bisogno dell’unità nazionale per affrontare l’ultimo anno. Un anno difficile nel corso del quale l’esecutivo di Mario Draghi è stato abile a pianificare e a far decollare il piano vaccinale, a rimettere in moto l’economia e infine a instradare BENE il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma la sfida non è certo finita. E questa unità va mantenuta anche nelle prossime scelte».
Tutto questo significa che Draghi deve restare a Palazzo Chigi?
«Mario Draghi è un patrimonio del nostro Paese. Ma se rompiamo l’unità nazionale diventa difficile per chiunque, anche per Draghi».
Se la maggioranza di governo si rompe sul Quirinale si torna a votare?
«Sarebbe difficile per chiunque gestire un governo che si è diviso su un passaggio così cruciale e per di più in un contesto emergenziale».
Torniamo al metodo. Cosa proponete voi del Pd?
«Noi chiediamo di ragionare tutti insieme con serietà sulle due partite: quella del Colle e quella di Palazzo Chigi, che non sono sconnesse. Serve individuare una figura non divisiva, che consenta a tutti di ritrovarsi in quel profilo, che non introduca nessun elemento di frattura e non crei alibi ai partiti per sfilarsi alla responsabilità».
Si riferisce alla Lega di Matteo Salvini che all’indomani del voto sul Quirinale potrebbe uscire dalla maggioranza?
«Mi riferisco a tutti. Lo sforzo fatto in questo ultimo anno deve continuare fino al 2023. Lo so bene che la coalizione di governo è eterogenea e che quindi al suo interno ci sono posizioni differenti su diversi temi. Però non si può scaricare la responsabilità dell’emergenza sugli altri».
Se Draghi va al Quirinale Daniele Franco a Palazzo Chigi può essere una soluzione
«Non mi avventuro in questi scenari».
Giuseppe Conte propone una donne al Colle.
«Certamente ci sono profili femminili adeguati, ma preferirei che venissero valutati in maniera accurata e al momento opportuno, piuttosto che fare fughe in avanti in modo generico. Si rischia di dare l’impressione di voler usare le donne in modo strumentale.».
Intanto il centrodestra non solo rivendica la prelazione sul prossimo capo dello Stato ma al momento sembra voler convergere su Silvio Berlusconi.
Silvio Berlusconi non è un semplice candidato di area: è il leader di Forza Italia. Non risponde né alla necessità di un modo unitario né al profilo necessario per quel ruolo.
E se Renzi, che ormai flirta più con Matteo Salvini che con voi del Pd, vi facesse lo scherzo di sostenere un candidato di centrodestra?
«Questo andrebbe chiesto al leader di Italia viva.
Il suo pronostico?
«Più che il pronostico potrei dirvi il mio auspicio. Non penso che la politica possa permettersi una perdita di credibilità, bloccando il Paese con votazioni a oltranza, franchi tiratori e candidati impallinati. Questa è una grande opportunità per la politica di dimostrare la propria serietà. Non sprechiamola. Altrimenti non lamentiamoci se poi la gente si allontana sempre più e diserta le urne».