Irene Tinagli, vicesegretaria del Pd, siamo a un mese dalle elezioni. Tutti i sondaggi danno il Pd perdente, come contate di recuperare?
“Il 40% degli italiani non ha deciso se e per chi andare a votare. Una fetta enorme di elettorato che può ribaltare ogni attuale sondaggio. Noi siamo stati i primi a chiudere programma, liste e i primi ad essere operativi nei territori. Stiamo lavorando con serietà e impegno, e sono certa che questo porterà buoni risultati”.
Lei politicamente è nata con il Pd, allo stesso tempo è stata molto vicina a Calenda. La addolora la rottura?
“Dopo aver lavorato per la costruzione di quell’alleanza, apprendere all’improvviso dalla tv che faceva saltare tutto è stato un dispiacere. Ma non è tanto una questione personale quanto politica, con la stessa schiettezza con cui due anni fa gli dissi che a mio avviso faceva un errore a lasciare il Pd, oggi ritengo un errore politico e strategico enorme aver rotto l’alleanza. Lui crede di poter togliere voti alla Meloni, ma rischia di regalarle molti seggi”.
Ritiene possibile, dopo il voto, un accordo tra il Pd e il M5S?
“Il perimetro della coalizione democratica e progressista è quello che si presenta alle elezioni del 25 settembre. Se nessuna delle due principali coalizioni avrà i numeri per governare, sarà il Presidente Mattarella ad aprire il dialogo tra le varie forze politiche per esplorare altre eventuali soluzioni”.
Senza Calenda e con Fratoianni, non c’è troppa sinistra nella vostra coalizione?
“Una cosa è l’assetto elettorale, un’altra è la caratura politica del Pd che resta il punto di riferimento dei liberaldemocratici in Italia”.
Uno spiacevolissimo caso ai vertici del Comune di Roma, un brutto scivolone di un vostro esponente sui diritti di Israele. Che succede?
“Sono singoli casi affrontati subito con fermezza, non inficiano né la correttezza delle nostre amministrazioni né la nostra linea, sempre netta, su Israele”.
Lei è anche presidente della commissione economia del Parlamento Europeo. Sul Pnrr il commissario europeo Gentiloni ha dichiarato che le porte a Bruxelles sono aperte ma per cose limitate, non per ricominciare da capo. È d’accordo?
“Certo, adesso dobbiamo accelerare sulla realizzazione di investimenti e riforme. Chiunque abbia partecipato in questi due anni alla stesura e realizzazione dei piani nazionali sa benissimo cosa comporterebbe modificare radicalmente il Recovery, ovvero un rallentamento degli investimenti e delle erogazioni, e quindi della ripresa economica”.
È preoccupata da Meloni che vuole ricontrattare il Pnrr?
“Prima dovremmo capire esattamente che cosa ha in mente di rinegoziare. Mi pare che non lo sappia neanche lei. Non ce n’è traccia nel programma né da altre parti. Di fatto c’è un partito che si propone di gestire il più potente strumento di ripresa economica della storia europea senza avere un’idea di come funziona né di cosa farne. Nessuno di Fratelli d’Italia ha preso parte ai negoziati sul Recovery né alla realizzazione del Piano. Questo sì, mi preoccupa, se deraglia il piano italiano deraglia la crescita Ue”.
Cosa direbbe a un 18enne per convincerlo a votare Pd?
“È l’unico partito che ha i giovani al centro del suo programma. Non con una sola misura, ma con un pacchetto che dà sostegno in tutte le fasi della vita: dal momento della scuola, con accesso a libri e trasporti gratuiti per chi ha più necessità, al momento dell’autonomia, con un sostegno all’affitto, ad un ingresso dignitoso nel mondo del lavoro, con incentivi strutturali per le assunzioni, una stretta sugli abusi degli stage e una valorizzazione dell’apprendistato. In tutto il programma della Meloni i giovani sono citati una sola volta”.
Il Pd non rischia di occuparsi soprattutto dei diritti e poco dei doveri dei cittadini?
“Siamo l’unico grande partito che, da sempre, si batte per la lotta all’evasione e ha introdotto misure di contrasto che hanno portato un buon recupero. E l’unico che lo pone seriamente nel suo programma. I partiti di centro destra hanno i condoni fiscali. Se c’è un partito che si occupa dei doveri siamo noi”.
Ci dica due punti del programma del Pd che sono di maggiore impatto sulla competitività e produttività del Paese.
“Mi limito ad uno, fondamentale: l’estensione degli incentivi fiscali di Transizione 4.0 agli investimenti verdi per accompagnare le imprese nel percorso di trasformazione verso un’economia più sostenibile. In tutte le economie avanzate molte aziende e filiere sono più avanti di noi in questo, e dire alle imprese, come fa la destra, “fermiamo la transizione ecologica” è illusorio, perché resteranno indietro mentre il mondo va avanti”.