E’ il momento che tutti ascoltino l’appello di Draghi».
Il premier ha appena finito il suo discorso alla Camera, l’illustrazione del Pnrr italiano accompagnato all’invito a evitare «miopi visioni di parte anteposte al bene comune».
La vicesegretaria del Pd, l’europarlamentare Irene Tinagli, commenta quelle parole rivolgendosi ai compagni di viaggio del governo:
«E’ lo stesso spirito dell’appello del presidente Mattarella da cui è nato questo esecutivo, non vorrei che qualche partito avesse la memoria corta… Abbiamo un’occasione epocale, ma dobbiamo saper fare le cose insieme: partiti, parti sociali, tutti devono lavorare per cambiare l’Italia. Dobbiamo realizzare quel patto sociale di cui parla Enrico Letta».
Tra liti sul coprifuoco e stoccate quotidiane tra alleati, il clima non sembra dei più favorevoli…
«Per questo spero che l’intervento di Draghi di ieri ci faccia capire che abbiamo l’occasione di rivoltare l’Italia come un calzino, non dobbiamo sprecarla. Spesso in passato abbiamo avuto problemi a fare riforme anche a causa delle scarse risorse: oggi questo vincolo non c’è».
Circa 248 miliardi di euro, una cifra enorme…
«E noi dobbiamo tutti guardare avanti. Se poi invece qualcuno è entrato al governo solo per usare delle risorse epocali al fine di accontentare il proprio elettorato, in vista della futura campagna elettorale, penso abbia sbagliato completamente valutazione».
«Nelle ultime due settimane tutte le risorse politiche e mediatiche sono state spese a parlare di un’ora in più o in meno di coprifuoco, che comunque appena i dati lo consentiranno sarà spostato in avanti. Sarebbe più utile se le forze politiche spendessero questo tempo e queste energie per lavorare insieme».
Salvini sostiene di dare voce ai tanti che hanno patito molto la pandemia, che lo stesso premier ha ricordato ieri in Aula…
«Non è il solo a farlo. Tutte le forze politiche che sostengono il Governo, a partire dal PD, stanno ascoltando le esigenze dei cittadini più colpiti dalla crisi. Ascoltare la rabbia di alcune categorie è doveroso, ma poi la politica deve essere capace di raccogliere le problematiche e fare sintesi degli interessi di parte perché rientrino in un Piano strategico per il Paese che sappia guardare al futuro».
Nei giorni scorsi l’Europa ha chiesto maggiori rassicurazioni sulle riforme. Diffidenza nei confronti dell’Italia?
«No, non drammatizzerei quella richiesta di rassicurazioni. Anche ad altri Paesi sono state chieste limature e aggiustamenti. L’Italia è tra i Paesi che riceveranno la maggior quantità di fondi, per noi implementare il Piano è una sfida particolarmente impegnativa».
Anche perché in passato non sempre abbiamo brillato nell’uso dei fondi europei…
«Sapendo che in Italia i tempi di spesa dei fondi europei sono stati sino ad oggi abbastanza lunghi, non deve offendere la richiesta di rassicurazioni. E poi c’è un altro fattore che ci differenzia da altri Paesi».
Quale?
«La durata media dei nostri esecutivi è più breve di quella di altri Stati. Il governo Draghi, se andrà avanti fino a scadenza, come mi auguro, arriverà al 2023. E i fondi del Pnrr servono per interventi fino al 2026. Da parte dell’Europa immagino ci sia anche la volontà di verificare la continuità dell’impegno del Paese a prescindere dai cambi di governo».
Sulle riforme, dal fisco alla giustizia, le posizioni di partenza dei partiti della maggioranza sono lontanissime. Troverete una sintesi?
«In questo governo europeista siede anche chi qualche tempo fa voleva uscire dall’euro. Ora eccoli qui. Forse si potranno trovare mediazioni anche su altri fronti, no?».