Onorevole Irene Tinagli,(vice segretario del Pd) lo Ius Scholae rischia di restare al palo, nonostante l’appello dei vescovi…
“Sarebbe davvero una vergogna per il nostro paese affossare un provvedimento di civiltà come questo solo per questioni di tattica politica. Quando si parlava di ius soli ci dicevano che non andava bene e che serviva un percorso che passasse dalla scuola e dall’integrazione culturale, persino la Meloni aveva scritto a suo tempo “Ius soli no, ius culturae sì”. Eccoci, ci siamo: perché cambiare di nuovo idea e buttarla sullo scontro ideologico sulla pelle di migliaia di bambini? Per me è incomprensibile.
Ancora una volta, quando c’è da discutere un provvedimento che entra nella sfera dell’etica, il Parlamento si blocca.
“Questa è una cosa che mi ha sempre colpito. La società è ormai troppo avanti anche rispetto a questioni, come le unioni omosessuali, oppure il fine vita, che la politica dovrebbe limitarsi a normare, e invece si ferma davanti a ragioni di convenienza del momento, spesso elettorale, che impedisce di svolgere il ruolo legislativo. Insomma, sarebbe necessario un quadro di regole per scelte che riguardano la vita di ciascuno di noi e invece c’è una mancanza di coraggio e una strumentalizzazione che sono da addebitarsi anche al fatto che negli ultimi anni si sono avuti governi senza maggioranze omogenee. E questa è una riflessione che va fatta”.
In questo caso, poi, siamo davanti ad una maggioranza davvero multicolore…
“…aggravato dal fatto che in Italia abbiamo un centrodestra particolarmente conservatore sui temi delle libertà civili, anche rispetto ad altri Paesi, e questo è un problema”.
Il centrodestra dice che ora ci sono altre priorità rispetto al varo di leggi che riguardano la sfera dei diritti.
“E’ totalmente sbagliato e fuorviante ragionare in questo modo. Non c’è una ragione economica che sovrasta quella civile e etica. Primo perché un Paese non si può gestire come il cda di una grande azienda che pensa solo al bilancio, qui si parla di questioni che s’innestano nella sfera più profonda della vita delle persone: l’amore, la sofferenza, la famiglia, che non sono fattori accessori o residuali. Un Paese che non si occupa di questo è cieco. E poi c’è anche l’aspetto economico. La capacità di innovare, di produrre nuove attività imprenditoriali e innescare un vero sviluppo socio-economico avviene quando le persone si sentono libere di essere sé stesse, esprimere la propria creatività e realizzare i propri progetti di vita. Pensare, come fanno i conservatori, che lo sviluppo sociale e civile possa o debba essere separato da quello economico spaventa perché la grande innovazione, il vero sviluppo, c’è solo dove c’è la libertà. Se non si tiene conto di questo, come avviene in Cina, si dà l’avvio ad una deriva che può portare verso regimi liberticidi”.
Questa la filosofia, ma dal punto di vista economico le risorse messe in campo dal governo sono sufficienti, a suo giudizio, per evitare un autunno drammatico per la ‘libertà’ economica delle famiglie? La crisi morde e l’inflazione corre…
“Continueremo a prendere misure a sostegno dei redditi, come abbiamo fatto con le accise sulla benzina e il bonus per il caro vita, mentre si ragiona di misure, non una tantum, di tagli contributivi per aumentare le buste paga dei lavoratoti oppure di dividere il mercato del gas da quello del paniere energetico. Insomma, le idee ci sono per far fronte alle emergenze, Draghi è molto determinato, ma – ripeto – senza un Parlamento che abbia il coraggio di dare il via a leggi che vengano incontro alle persone sul fronte dei diritti, questo Paese sarà sempre con una marcia avanti ridotta”.