E’ proprio questa la cosa che colpisce e spaventa: che ogni parte politica in questo momento, sia essa di governo o di opposizione, sembra preoccuparsi più del rapporto col proprio elettorato che della credibilità del Paese di fronte agli osservatori stranieri e ai propri cittadini.
L’ esempio più lampante e’ la nota questione della retroattività di alcune delle misure proposte sia dal governo che dall’opposizione. Proprio ieri la maggioranza ha avanzato una proposta che avrebbe annullato il riscatto ai fini pensionistici degli anni universitari e del militare, anche laddove il «riscatto» fosse già stato pagato. L’idea e’ stata ritirata dopo poche ore, ma la querelle si à scatenata subito. L’opposizione, criticata nei giorni scorsi per la sua idea di ri-tassare i capitali scudati l’anno scorso, ha gridato allo scandalo perché il governo preferiva «rimangiarsi la parola» con alcuni poveri cittadini piuttosto che farlo con i ricconi e con chi in passato ha eluso il fisco, cosa che pareva assai più giusta.
E’ assai preoccupante che sia governo che opposizione non si pongano problemi nell’infrangere il rapporto di fiducia tra Stato e cittadino, privilegiando ad esso il rapporto con i propri elettori. E non c’e’ dubbio che questo sia ciò che sta accadendo in questi giorni, ne sono prova persino le dichiarazioni con cui Berlusconi ha annunciato le ultime modifiche alla proposta sulle pensioni. Berlusconi, infatti, non ha addotto a motivo del passo indietro l’incorrettezza di una norma che avrebbe colpito retroattivamente persone che avevano già sostenuto scelte e costi, ma ha ammesso candidamente che non pensavano che avrebbe colpito così tante persone.
Gi effetti di questo approccio, che da tempo ormai dilaga tanto a destra quanto a sinistra, sono sotto gli occhi di tutti. E non riguardano soltanto i danni legati alla nostra stabilità economica, ma anche quelli legati ad un popolo che ormai non viene più stimolato ad avere una grande idea di Paese in testa, ma solo una piccola calcolatrice in tasca.