La Conferenza Nazionale sulla Famiglia avrebbe potuto, anzi, avrebbe dovuto essere l’occasione per il Governo di parlare seriamente della condizione socio-economica delle famiglie italiane dopo due anni di crisi e delle misure concrete che il Governo ha fatto o intende fare per aiutarle. Invece il ministro Sacconi e il sottosegretario Giovanardi hanno messo in piedi una sorta di show fatto di slogan, dichiarazioni fortissime e smentite, concentrandosi su questioni ideologiche come la scelta o meno di sposarsi e tirando in ballo argomenti come l’inseminazione artificiale, criminalizzando quasi le coppie che non si sposano o, peggio ancora, incapaci di procreare naturalmente.
Si tratta infatti di dichiarazioni che ignorano, per esempio, che oggi quasi il 30% dei giovani attivi, quelli che dovrebbero “fare famiglia” sono senza lavoro e che tra i fortunati che trovano lavoro, il 44% ha tuttavia contratti brevi, a tempo determinato e che lo stipendio medio di ingresso nel mondo del lavoro non supera i mille euro al mese. Non solo, ignorano anche che le famiglie già formate vivono in condizioni di crescente difficoltà: gli ultimi dati dell’Istat indicano che 2 milioni e 657 mila famiglie, pari al 10,8% dei nuclei residenti nel paese, equivalenti a quasi 8 milioni di persone, vivono in povertà relativa e che un ulteriore milione e 162 mila famiglie, pari al 4,7% dei nuclei familiari, equivalenti a tre milioni di individui, vivono in povertà assoluta. Questi sono i dati che rendono l’Italia uno dei paesi europei con i più alti tassi di povertà infantile.
Per queste milioni di famiglie in difficoltà e’ assai sconfortante sentir dire al sottosegretario, dopo due anni e mezzo di governo, che bisognerà fare una riforma fiscale che agevoli le famiglie anche se non ha idea di quali contorni prenderà o se si chiamerà “Quoziente familiare” o “Fattore famiglia”. Dichiarazioni che fanno capire che, in questi anni di governo, non c’à stata ancora nessun tipo di elaborazione o proposta chiara in tal senso, e si deve partire da zero.
Per un Governo che ha incentrato larga parte della sua campagna elettorale sulla famiglia, ci si sarebbe aspettati non solo maggiori interventi reali, ma, in assenza degli stessi, una spiegazione argomentata e dettagliata, seria e onesta, dei motivi di tali ritardi e di quali altre priorità siano state adottate. Una qualche analisi che possa aiutare i cittadini a capire, a valutare in serenità, e che li faccia sentire come persone degne di spiegazione e di rispetto e non solo come pecorelle da indottrinare.
E in particolare da un Ministero tanto importante come quello del Lavoro e delle Politiche Sociali ci si sarebbe aspettati una capacità di affrontare certe questioni con meno veemenza ideologica e più azioni concrete, più umiltà nel riconoscere i propri fallimenti e una maggiore dose di comprensione per le difficoltà che i cittadini italiani di ogni tipo, sposati e non sposati, credenti e non, eterossesuali e omosessuali, devono affrontare ogni giorno assieme ai propri cari.
Dispiace dover constatare come il Ministro Sacconi e il sottosegretario Giovanardi siano caduti nel solito vizio della politica italiana degli ultimi anni, che invece di affrontare i problemi punta a dividere il paese tra buoni e cattivi per movimentare le proprie tifoserie. Un’operazione che, in questo caso, e’ particolarmente deprecabile in quanto chiama in causa le scelte personali di milioni di persone e i tantissimi bambini nati da coppie non sposate che il Ministro Sacconi ha arbitrariamente deciso di retrocedere in serie B. Sarebbe opportuno che il Ministro invece di ritrattare con noncuranza, si assumesse le responsabilità di quanto dichiarato e si scusasse con i tanti cittadini di serie B che ogni giorno sopportano con pazienza infinita una politica sempre più arrogante e vuota, sempre pronta ad accusare e giudicare gli altri e ad assolvere se stessa.