La Stampa, 15 Febbraio 2011
Pur tra i mille distinguo e scetticismi della vigilia, la manifestazione di domenica ha mostrato una piazza pacifica, colorata, determinata ma composta, una piazza che ha riunito donne e uomini di ogni eta’ e di varia estrazione politica e sociale. Una manifestazione di questo genere la si puo’ criticare su vari fronti, ma non puo’ rappresentare una vergogna per nessuno.
Perche’ in un paese democratico nessuno dovrebbe vergognarsi di manifestare pacificamente un disagio, casomai dovrebbe riflettere chi, pur accorgendosi che qualcosa non va, non ha il coraggio di farlo. Poi naturalmente si puo’ discutere sulle cause di tale disagio, sui modi di manifestarlo e sulle possibili soluzioni, ma resta il fatto che le infinite discussioni portate avanti negli ultimi anni all’interno di redazioni, talk show o dei salotti buoni non hanno prodotto quello che hanno prodotto domenica le piazze italiane: l’immagine chiara e cristallina di un’Italia che non si riconosce piu’ in una societa’ rimasta ancorata a modelli e stereotipi antiquati e consunti. Modelli che alterano non solo i rapporti trai sessi, ma le prospettive di crescita sociale ed economica di questo paese. Filosofeggiare o spaccare il capello in quattro sull’opportunita’ di una frase o di un cartello, o se era meglio farla fare agli uomini o farla prima o dopo, e’ certo lecito, ma non cambia una semplice realta’: che la manifestazione di domenica e’stato l’unico segnale che l’Italia ha dato al mondo di una vitalita’ civile esociale che sembrava aver perso, almeno agli occhi della stampa estera.Osservatori e commentatori internazionali da mesi si chiedevano: ma perche’ la societa’ italiana non reagisce, in un senso o nell’altro? Ecco, le donne e gli uomini in strada domenica hanno dato una risposta a questa domanda.