Irene Tinagli, eurodeputata Pd e presidente della commissione Affari economici e monetari del Parlamento Ue, neppure un’ora dopo l’ok della plenaria al mandato negoziale sul Patto avete dato il via alle trattative con Consiglio e Commissione. Cosa si aspetta da questa maratona?
Il nostro obiettivo come Parlamento è modificare il testo, inaccettabile, approvato dal Consiglio a fine dicembre. L’idea è avvicinarci alla proposta originaria della Commissione e togliere gli eccessivi vincoli introdotti nel frattempo dai governi. Non nascondo che ci aspettiamo un negoziato faticoso: quando il Consiglio impiega tanto tempo a trovare un accordo al suo interno, poi si confronta con il Parlamento con un atteggiamento di grande chiusura. Ma sia chiaro: noi siamo l’unica istituzione Ue propriamente democratica e non intendiamo indietreggiare o accettare passivamente il loro testo.
Il Parlamento, insomma, vuole un Patto più “soft”. Quali sono i punti su cui insisterete?
Anzitutto, una maggiore flessibilità per gli investimenti pubblici, dalla transizione ecologica al co-finanziamento dei progetti del Pnrr, ma pure più attenzione alla spesa sociale e alle ricadute dei piani di rientro del debito sulle vite dei cittadini, fino all’eliminazione delle salvaguardie ulteriori sul deficit (rispetto alla regola del 3%, ndr). Siamo contrari all’introduzione di un target quantitativo uguale per tutti che obbligherebbe anno per anno a realizzare delle politiche restrittive incompatibili con la logica di investimenti di lungo periodo.
E sugli investimenti strategici?
Siamo contrari a mettere vincoli a chi vuole investire sulle priorità comuni Ue. Tra i cosiddetti “fattori rilevanti” di cui si tiene conto per escludere l’apertura di una procedura per deficit eccessivo non vogliamo limitarci alla sola difesa, ma inserire tutte quelle spese strategiche che vanno dall’industria alla salute. È ciò che il governo italiano avrebbe dovuto negoziare al Consiglio, e che non ha fatto. L’Ue, però, non può essere vista solo come un Bancomat che presta i soldi quando c’è una crisi; è il luogo in cui si possono promuovere investimenti comuni in infrastrutture europee.
Siete eventualmente pronti a bloccare l’intero pacchetto se il Consiglio dovesse opporre resistenza? Nessun accordo è meglio di un cattivo accordo?
Vogliamo chiudere la riforma migliorandola, ma non siamo pronti ad accettare qualsiasi compromesso né di finire sotto ricatto per accettare supinamente ciò che è stato già deciso dagli Stati. Se ci sarà uno stallo, vorrà dire che si continuerà il negoziato nella prossima legislatura.
La segretaria del suo partito, Elly Schlein, ha detto che all’Ecofin del 20 dicembre l’Italia ha accettato “un compromesso dannoso” che “ci porterà all’austerità”. Condivide questa lettura?
Se passa il testo del Consiglio vedo uno scenario potenzialmente negativo per il nostro Paese e per l’Ue nel suo insieme. Il testo negoziato dai governi introduce solo un piccolo margine di flessibilità e per appena tre anni, consentendo di alleggerire l’impatto del rientro del debito, anche se non è chiaro in che misura, visto che si prevede solo uno sconto dell’aumento della spesa per i tassi d’interesse tra 2025 e 2027. Dopo quella data, che coincide con la fine delle risorse del Pnrr, esauriremo la flessibilità a nostra disposizione e dovremo fare i conti con piani di rientro molto più pesanti e politiche restrittive.
In che tempi si aspetta di arrivare a un’intesa?
Il prima possibile. Noi siamo pronti a negoziare senza sosta anche durante i fine settimana, con l’obiettivo di finire i “triloghi” entro metà febbraio, visto che dopo servirà tempo per gli adempimenti tecnici tra cui le traduzioni ufficiali. Dovremmo votare il testo finale nell’ultima plenaria della legislatura, ad aprile.
Basterà per consentire alla Commissione di valutare le manovre 2025 sulla base del nuovo Patto?
In passato, pensiamo alla valutazione dei Pnrr, la Commissione ha dimostrato di essere bene attrezzata a fare analisi in tempi rapidi. I Paesi Ue hanno già indicazioni di massima sulla nuova disciplina; trovare eventualmente un assetto transitorio non mi sembra impensabile