Mentre è ancora in corso il Consiglio Europeo vedo che in Italia si sta diffondendo una polemica secondo cui il nostro paese non riuscirebbe a negoziare in modo credibile perché “non ha presentato il Piano Nazionale delle Riforme” (PNR). Ora, l’Italia avrà certamente dei punti di debolezza, soprattutto legati all’andamento di debito e PIL degli ultimi 20 anni etc., ma credo sia necessario precisare alcuni punti che evidentemente i polemisti non si sono preoccupati di accertare.
1. I PNR di cui si parla non c’entrano niente con il Recovery Fund, né con la trattativa di questi giorni. Si tratta di Piani che ogni anno i Paesi devono inviare in primavera assieme al Rapporto sulla Stabilità, fanno parte del Semestre Europeo e non c’entrano con il Recovery. I Piani di Riforme per il Recovery Fund si presenteranno più avanti e al momento non li ha presentati nessuno.
2. I PNR presentati ad aprile sono quasi tutti documenti semi-vuoti a causa del Covid, nel senso che non contengono grossi piani futuri – in aprile, nessuno era in grado di farli – e tendenzialmente presentano solo un rendiconto delle misure anti-Covid prese fino a quel momento.
3. L’Italia ha deciso di aspettare a presentare il proprio PNR (presentato a inizio luglio e in attesa di approvazione da parte del Parlamento italiano) per poterlo redigere in modo più completo e con già delle proposte chiare che siano poi la base per il Recovery Plan. Inoltre – da quel che so, da fonti che definirei “certe” – ha preso questa decisione in pieno accordo con la Commissione. Commissione che infatti non ha inviato nessun richiamo o lettera, e che ha già ricevuto in via informale il documento.
In sintesi: l’impatto di questo tema sulle negoziazioni attualmente in corso a Bruxelles è praticamente pari a ZERO. Ovviamente ci sono altre questioni che possono avere un peso sulla trattativa, legate alla nostra storia passata e ad alcune debolezze strutturali (anche se le dinamiche politico-elettorali interne ad alcuni paesi del Nord, credetemi, hanno un peso enorme nei negoziati).
È giusto analizzare le nostre debolezze, ma, almeno per una volta, proviamo a concentrarci sulle questioni vere.