La situazione in Spagna non sembra sbloccarsi: il Partito Socialista ha ribadito gia’ poco dopo le elezioni che mai avrebbe appoggiato un Governo Rajoy (e su questo anche le principali “correnti” del partito sembrano d’accordo), Podemos men che meno, e persino Ciudadanos, su cui invece Rajoy sembrava contare, ha annunciato che non votera’ la fiducia ad un Governo guidato da Rajoy, ma al limite si asterra’. E Rajoy ha detto che se non e’ sicuro di avere la fiducia non accettera’ neppure l’investitura. E adesso? Domani inizia il giro di consultazioni del Re e alcuni segretamente sperano, come ultima spiaggia, che proprio il re possa indurre qualche soluzione di buon senso, magari temporanea, magari col passo indietro di qualcuno. Ma sara’ difficile. Il paradosso e’ che la Costituzione spagnola non prevede che nessuno accetta l’investitura e si sottoponga al voto del Parlamento – condizione necessaria per poter, in caso di mancata fiducia, sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni. Questo vuoto legislativo e costituzionale sta scatenando molte ipotesi e gli esperti stanno cercando possibili soluzioni. Una possibilita’ e’ che i gruppi parlamentari autonomamente si mettano d’accordo per cambiare la costituzione – quantomeno per consentire lo scioglimento in caso di mancata investitura. Un’altra possibilita’ potrebbe essere un accordo per un atto di autoscioglimento che possa dare la base giuridica al Re per sciogliere il Parlamento. La difficile situazione della Spagna ci mostra il valore e l’importanza delle riforme. Ci fa vedere infatti quanto un Paese intero puo’ restare ostaggio non solo dell’ostinazione e dell’incapacita’ di alcuni leader politici, ma anche delle sue proprie istituzioni e dell’incapacita’ di riformarle per renderle piu’ rispondenti ai tempi che cambiano e alle sfide emergenti.