Dopo una settimana molto impegnativa di lavoro, questa mattina mi sono fermata a riflettere su un tema che mi è rimasto di traverso.
Partendo dalle dichiarazioni del Senatore Pillon sulla scarsa “predisposizione” delle donne a perseguire studi e carriere tecnico-scientifiche, ma non solo.
Le parole di Pillon sono inaccettabili perché sono pregiudizio allo stato puro, senza alcuna base scientifica, mero retaggio di una cultura sessista che da secoli vede le donne come esseri votati alla procreazione e alla cura della casa, ma intellettualmente modeste e funzionali soltanto al sostegno dell’attività produttiva e intellettuale del maschio.
Ma quanto è radicato, più o meno consciamente, questo tipo di mentalità all’interno di milioni famiglie italiane?
A giudicare dalle scelte che molte ragazze fanno quando devono decidere i percorsi di studio e carriera, temo che certi pregiudizi e certi stereotipi siano molto più radicati di quanto pensiamo.
Non sempre c’è bisogno di dire una ragazza “è meglio se non ti iscrivi a ingegneria perché non sei portata” perché questa rinunci.
Molto spesso quando le ragazze arrivano all’adolescenza sono già convinte di non essere predisposte per certi percorsi. Molte arrivano alla maturità già convinte che non potranno scegliere carriere troppo impegnative perché a un certo punto dovranno dividersi tra lavoro e famiglia. Moltissime smettono di lavorare quando arrivano i figli perché nella nostra società è considerato naturale che all’interno della famiglia chi deve rinunciare al lavoro per “la cura” sia la donna.
Lo vediamo ogni giorno e lo ritroviamo nei dati. E quando vediamo queste situazioni tutti noi, per lo meno quelli che non vivono nel medioevo, ci accorgiamo del danno e proviamo a correggere il tiro, incoraggiando, stimolando, magari pensando a sgravi, incentivi, borse di studio.
Ma non basta, dobbiamo fare molto molto di più e molto prima.
Non basta combattere il Pillon che è fuori da noi, ma dobbiamo fare i conti anche con il Pillon che, ahimè, è ancora dentro molti di noi. E che influenza ogni dannatissimo aspetto della nostra vita sociale, ogni ambiente di lavoro, lo sport (vi dice qualcosa la vicenda di 4 giorni fa di Aurora Leone?), le scuole, i tribunali. Sì, persino i tribunali.
Due giorni fa una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che il processo relativo allo “Stupro della Fortezza da Basso” di Firenze (e le motivazioni con cui i presunti stupratori erano stati assolti) era stato influenzato da stereotipi sessisti. Negli anni precedenti allo stupro la ragazza aveva avuto dei rapporti occasionali. Questo fatto, secondo i giudici, in qualche modo “spiegava” l’attacco da parte di un branco di sette uomini.
Capite quanto è profondo e importante il lavoro da fare?
Dobbiamo combattere tenacemente ogni stereotipo sessista, in ogni ambiente, in ogni momento, anche dentro le nostre famiglie, le nostre scuole, i nostri uffici. Perché è lì che nascono e si sviluppano, per esplodere più tardi.