Di seguito il mio intervento in Aula relativo al caso Farkas e alla necessità di contrastare i rischi di conflitti di interessi nel rapporto istituzioni pubbliche europee-settore privato.
Grazie Signor Presidente, Cari colleghi –
Il 17 Settembre 2019, il Sig. Adam Farkas ha annunciato le proprie dimissioni – effettive dal 31 Gennaio 2020 – dal ruolo di Direttore Esecutivo della Autorità Bancaria Europea (EBA) per assumere – a partire dal 1 Febbraio 2020 – quello di CEO della AFME, noto gruppo di pressione che, come riportato sul sito ufficiale dell’associazione, “è la voce dei mercati finanziari europei”.
Permettetemi di ricordarvi che tra le responsabilità dell’EBA vi sono la supervisione del settore bancario europeo e la definizione degli standard tecnici per l’implementazione delle normative finanziarie. Ciò rende l’EBA un’istituzione fondamentale che regolamenta e supervisiona il settore finanziario, e rende l’istituzione un obiettivo costante dell’attività di lobbying da parte dell’industria finanziaria. AFME, come altri stakeholders, sembra avere un’interazione permanente con l’EBA.
Come previsto dal Regolamento dello Staff e dal codice etico, il Board of Supervisors dell’EBA ha deciso di imporre lievi restrizioni al proprio Direttore Esecutivo sia durante il proprio mandato che a seguito delle dimissioni. Tuttavia, i vincoli imposti alle attività future del Sig. Farkas non appaiono né realistiche né applicabili. A meno che Farkas non diventi la “figurina” dell’AFME, non riesco a pensare ad un singolo tema seguito dall’AFME che non rientri nel raggio d’azione dell’EBA e del lavoro precedentemente svolto da Farkas. In aggiunta, non mi è chiaro chi monitorerà l’effettiva applicazione di tali restrizioni, specialmente quella che impedisce a Farkas di svolgere attività di lobbying nei confronti dell’EBA, o di avere contatti con lo staff dell’Autorità nei 24 mesi successivi alle sue dimissioni. Come faremo a controllare? Chi lo farà? Per questo motivo, richiediamo al Board of Supervisors dell’EBA di rivedere tale decisione.
Purtroppo, quello del Sig. Farkas non è il primo e probabilmente non sarà l’ultimo caso di impieghi nel settore privato a seguito di un’esperienza nel pubblico, che pongono evidenti problematiche di conflitto di interessi. Ma dobbiamo assolutamente agire affinché sia l’ultimo. E spero vivamente che lo sia.
Le “porte girevoli”, che portano da un’istituzione pubblica a posizioni di vertice nel privato, da “controllori” a “controllati” e viceversa, purtroppo non mina solo la credibilità del singolo individuo coinvolto. Ma anche la credibilità dell’istituzione stessa e, complessivamente, la fiducia dei cittadini negli enti pubblici. E la fiducia dei cittadini nelle istituzioni è l’elemento fondante della democrazia. Per questo, non possiamo tollerare che la credibilità delle nostre istituzioni e agenzie europee crolli a causa degli interessi personali di alcuni, e dobbiamo rimanere sempre vigili nel garantire che essi non siano influenzati da interessi privati.
Per questo motivo, chiediamo alla Commissione di valutare l’attuale quadro relativo all’impiego successivo a ruoli nel settore pubblico a livello europeo e nazionale, di estendere tale valutazione al tema del conflitto di interessi, e di attuare misure normative comuni che impongano, ad esempio, un periodo di transizione proporzionato sulla base dei singoli casi, prevedendo un’appropriata concessione temporanea.
Infine, chiediamo alla Commissione di valutare se sia opportuno che le agenzie europee interessate decidano loro stesse le regole per prevenire il conflitto di interessi e come ciò possa garantire l’applicazione delle regole stesse.
Sono contenta che la Risoluzione sia stata approvata all’unanimità nella Commissione ECON che presiedo: nessun voto contrario e nessun astenuto. Spero che questo sia ricevuto come un chiaro segnale che è inoltre condiviso largamente anche dall’Assemblea Plenaria.
Grazie.