Irene Tinagli eurodeputata e vicesegretaria del Pd -, il Movimento Cinque Stelle fibrilla, la Lega di Matteo Salvini anche, Forza Italia non sembra propriamente un monolite, non c’è il rischio che di questo passo saltino maggioranza e governo?
«I partiti hanno siglato tra di loro, con il premier Draghi e con il presidente Mattarella un patto e spero che tutti vogliano tenere fede a quell’intesa nell’interesse generale. Non voglio credere che qualcuno intenda riversare sulla stabilità del Paese eventuali fibrillazioni interne».
Le convulse trattative tra i partiti sul Quirinale non hanno forse dimostrato che i rapporti tra il Partito democratico e il Movimento Cinque Stelle non sono poi così idilliaci? Basti pensare, per esempio, al «caso Belloni»: Giuseppe Conte dava quella candidatura per fatta, Enrico Letta no.
«Io tendo a. non dare una valenza generale a situazioni specifiche. Il passaggio del Quirinale è stato ovviamente delicato e teso per tutti: ci sono state un po’ di frizioni, che poi però sono state ampiamente risolte. Ma non dimentichiamo che un passaggio come quello del Quirinale è un conto, lavorare per dei progetti e degli obiettivi politici di medio e lungo termine è un altro».
Però nei Cinque Stelle e dintorni sta montando una certa insofferenza verso il Partito democratico. Riccardo Fraccaro ha fatto un post per dire che il Movimento si sta appiattendo troppo su di voi, Alessandro Di Battista sollecita maggiore autonomia dai dem…
«Io penso che i rapporti tra Letta e Conte vadano avanti a prescindere da certe esternazioni. Del resto, le dichiarazioni a cui ci ha abituato Di Battista non hanno mai inciso sui rapporti tra Pd e Cinque Stelle e non credo che lo faranno adesso».
Tinagli, in questa vicenda del Quirinale abbiamo anche assistito al protagonismo della strana coppia LettaRenzi. I rapporti tra voi e Italia viva sono quindi destinati a migliorare?
«Non è una coppia così strana: sono due leader cresciuti nel centrosinistra e penso che sia un elemento positivo il fatto che ci siano stati un dialogo e una cooperazione tra di loro. A me sembra naturale che il Partito democratico, così come dialoga e collabora con tutte le forze del centrosinistra, dialoghi anche con Italia viva. Io spero che questa cooperazione possa continuare anche su altre tematiche e su future battaglie politiche. Del resto già nel suo discorso di insediamento Letta spiegava che la sua visione era quella di un centrosinistra ampio».
In questi giorni il dibattito politico è nuovamente monopolizzato da un evergreen: il ritorno al proporzionale.
«Che la legge elettorale attuale abbia mostrato grossi limiti è evidente a tutti. Non ha garantito né una maggiore rappresentatività degli eletti e nemmeno una maggiore stabilità, basti pensare a che cosa è accaduto in questa legislatura dove abbiamo avuto governi di ogni segno politico. Occorre quindi rimetterci mano. Innanzitutto per riavvicinare gli eletti agli elettori. L’attuale scollamento dovuto anche alle liste bloccate è infatti una delle maggiori preoccupazioni di Letta e del Pd. Perciò abbiamo posto questo tema al centro del dibattito».
Sia sincera: a lei personalmente piace o no il proporzionale?
«Io non ho particolare nostalgia del vecchio proporzionale della Prima Repubblica, ma non mi sembra ce l’abbia nessuno: anche chi sta avanzando ipotesi di modifica in chiave proporzionale lo sta facendo tenendo in conto correttivi per evitare frammentazioni e garantire solidità al sistema. Io penso che in questo dibattito per riuscire ad arrivare a una soluzione occorra non avere nessuna preclusione ideologica sui modelli. Intanto, apriamo il cantiere discutendo con tutti perché quando si parla di regole è importante che il confronto sia il più ampio possibile».