«Nessuna ipotesi è esclusa a priori, neanche l’embargo sul gas».
Irene Tinagli è vicesegretaria del Partito democratico e presidente della commissione Affari economici del Parlamento europeo. E da Bruxelles assicura che per l’Unione europea ogni opzione è ancora in campo, per rispondere alle «atrocità» di Vladimir Putin in Ucraina. Non per un puntiglio «ideologico» ma per un dato che è anche di realtà: «Più la guerra dura, più i contraccolpi sull’economia sono pesanti», dunque bisogna «intensificare la pressione» su Mosca perché «la guerra finisca presto».
Il Parlamento europeo ha chiesto l’embargo su carbone, petrolio e gas, ma per ora i governi europei hanno dato il via libera solo a uno stop dell’import di carbone da settembre. Ci si fermerà qui?
«Il Parlamento europeo ha fatto quello che poteva con una risoluzione molto forte, che ha raccolto un consenso larghissimo, che forse non si aspettava nessuno. Non mi sorprende che ci sia prudenza tra i governi. Sono decisioni impegnative, c’è bisogno di tempo perché maturi un consenso ampio. Finora ci si è mossi con grande determinazione e volontà. Bisogna proseguire con un’azione incisiva, una pressione continua, senza ritardi: Putin inasprisce i massacri, le nostre risposte devono essere più dure, perché la deterrenza sia più forte».
L’embargo sul gas è dunque un’opzione ancora sul tavolo?
«Mi pare non l’abbia escluso nessuno. Si ascoltino le dichiarazioni di Dombrovskis e Gentiloni, di Von der Leyen che in queste ore è a Bucha, a dispetto di ogni propaganda negazionista. E’ in corso una fase di studio per capire come rendere operativa ogni eventuale scelta. Ed è importante che intanto il Parlamento abbia mostrato una volontà politica chiara».
Con lo stop all’import di gas secondo Bankitalia il Pil crollerebbe e l’inflazione salirebbe all’8%: non rischiamo di pagare un conto troppo salato?
«L’inflazione a marzo era già al 7,5%. Quello che secondo me a volte non è chiaro è che l’alternativa a nuove sanzioni non è uno scenario rose e fiori: più si prolunga la guerra, più sale l’inflazione e si aggrava la carenza di materie prime. L’idea di mettere in campo sanzioni più dure non è ideologica ma punta ad accorciare i tempi di una guerra che rischia di durare troppo, con il suo carico di atrocità, ma con danni anche alla nostra economia. Bloccare le forniture mette di fronte a un dilemma difficile ma non è che se non interveniamo scendono i prezzi: invidio chi va in televisione con la ricetta in tasca».
Ma intanto per attutire i colpi dell’inflazione cosa si può fare?
«Il tetto europeo al prezzo del gas sarebbe un provvedimento importante perché calmerebbe anche alcune dinamiche speculative, porrebbe un primo freno ai rincari: è incomprensibile l’ostilità di alcuni Paesi del Nord, ma il colloquio di Draghi e Rutte spero possa aiutarci a fare un passo in avanti. Nel frattempo è cruciale il dialogo tra governo e parti sociali per misure a sostegno dei redditi».
Ha sbagliato Draghi a porre la questione del gas nei termini: volete i condizionatori accesi o la pace?
«Credo che abbia cercato di tradurre nel modo più semplice possibile un tema molto complesso: è un modo per dire la verità. Non possiamo far finta che il prolungarsi della guerra non abbia impatti e non possiamo girarci dall’altra parte e accontentarci di mandare elmetti. Anche perché non è la guerra dell’Ucraina e della Russia: è la guerra della Russia all’Occidente. Ci riguarda anche perché non conosciamo fino in fondo gli obiettivi di Putin e fin dove vuole arrivare. Chiama in causa tutti noi, i valori di democrazia, di libertà e di pace».
Giuseppe Conte ha però criticato Draghi e sulla guerra in Ucraina le posizioni di M5s e Pd sono state spesso distanti: è il sintomo di distanze politiche incolmabili?
«Non sono scandalizzata che si possano avere posizioni diverse ma finora si è riusciti a trovare una sintesi, anche sulle misure del governo. Letta e Conte giovedì si sono chiariti. Restano differenze ma mi auguro che si possano evitare derive che mettano a rischio il governo».
A proposito di questo, la battaglia della Lega e di Forza Italia sulla riforma del fisco rischia di aprire la crisi?
«Il governo di tutto ha bisogno tranne che di fibrillazioni inutili. Sono rispettosa delle opinioni altrui, ma mi sembra sia in atto un tentativo strumentale di sollevare un caso dal nulla. Non approvare ora la delega fiscale per farla diventare un tema da campagna elettorale è sbagliato. È una riforma importante per il Pnrr, non fa aumentare le tasse. Spero ci sia la responsabilità di tutti».