Di seguito la risposta del Sottosegretario Giacomelli alla mia interpellanza del 1 Luglio su Invitalia e la mia replica:
ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico.
Signor Presidente, mi pare utile una premessa, prima di entrare nel merito dell’interpellanza, che riguarda il contesto normativo in cui opera Invitalia. L’articolo 43 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha istituito lo strumento dei contratti di sviluppo, demandando a un decreto del Ministro dello sviluppo economico la definizione di criteri, condizioni e modalità per la concessione.
Tale decreto è stato emanato in data 24 settembre 2010, di concerto con i Ministri dell’economia e delle finanze, delle politiche agricole, alimentari e forestali, per la semplificazione normativa e del turismo. La stessa norma dà altresì mandato al Mise «di affidare, con le modalità stabilite da apposita convenzione, all’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa le funzioni relative alla gestione dell’intervento di cui al presente articolo, comprese quelle relative alla ricezione, alla valutazione ed all’approvazione della domanda di agevolazione, alla stipula del relativo contratto di ammissione, all’erogazione, al controllo ed al monitoraggio dell’agevolazione, alla partecipazione al finanziamento delle eventuali opere infrastrutturali complementari e funzionali all’investimento privato».
Successivamente, l’articolo 3, comma 4, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, ha poi previsto che il Ministro dello sviluppo economico, con proprio decreto, provvede a ridefinire le modalità e i criteri per la concessione delle agevolazioni e la realizzazione degli interventi di cui all’articolo 43 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, anche al fine di accelerare le procedure per la concessione delle agevolazioni, di favorire la rapida realizzazione dei programmi d’investimento e di prevedere specifiche priorità in favore dei programmi che ricadono nei territori oggetto di accordi, stipulati dal Ministero dello sviluppo economico, per lo sviluppo e la riconversione di aree interessate dalla crisi di specifici comparti produttivi o di rilevanti complessi aziendali. A quest’ultima previsione normativa è stata data attuazione con il decreto ministeriale del 14 febbraio 2014.
Posto questo quadro normativo ed entrando nel merito delle osservazioni che vengono proposte dall’interpellanza, con particolare riferimento al quesito sul punto a), ovvero se i Ministri non intendano emanare al più presto una direttiva ministeriale volta a rendere pubbliche e accessibili tutte le informazioni riguardanti i contratti di sviluppo nel momento in cui vengono sottoscritti, devo far presente che queste informazioni sono già disponibili, in coerenza con gli obblighi di legge e con l’attenzione dedicata da questa amministrazione a garantire la dovuta trasparenza nell’utilizzo delle risorse pubbliche. I dati relativi ai contratti sottoscritti, in particolare, sono pubblicati nell’apposita sezione del sito istituzionale dell’Agenzia, sezione «Amministrazione trasparente». Sul sito Internet sono riportati dati e informazioni per ogni singolo beneficiario e non in maniera aggregata per ciascun contratto sottoscritto. I dati sono aggiornati trimestralmente e l’ultimo aggiornamento disponibile è al 31 maggio 2014.
Solo allo scopo di fornire un sintetico aggiornamento, si segnala che i contratti di sviluppo sottoscritti al 30 giugno 2014 sono riportati in un’apposita tabella allegata che, se la Presidente è d’accordo, depositerò insieme alla presente risposta e sono i dati per contratto sottoscritto. Si precisa anche che entro la stessa data sono stati approvati ventinove ulteriori contratti, per un ammontare complessivo di un miliardo e 100 milioni di euro di investimenti attivati e 565 milioni di euro di agevolazioni.
Attualmente sono in corso di perfezionamento gli adempimenti propedeutici alla stipula: tutti i dati e le informazioni di dettaglio al riguardo saranno pubblicati sul sito Internet dell’Agenzia successivamente alla sottoscrizione dei contratti.
Per quanto riguarda le osservazioni in merito alla valutazione dei programmi di investimento in termini di validità industriale e di prospettive occupazionali, non posso che ribadire il fatto che la valutazione delle proposte è svolta dall’Agenzia, mediante una rigorosa analisi economico-finanziaria e tecnico-scientifica, secondo i criteri, che prima ho ricordato e letto, dettagliati e pubblicati nell’allegato 4 al decreto ministeriale del 24 settembre 2010 e sulla scorta della documentazione fornita dalle imprese nelle proposte definitive. Con particolare riferimento ai dati previsionali forniti sull’impatto occupazionale dei programmi di investimento, anche questi sono esplicitamente desunti dalla documentazione ufficiale agli atti.
Con riferimento, invece, al quesito b) – ovvero, «se i Ministri non intendano provvedere ad elaborare al più presto un’aggiornata relazione da presentare al Parlamento sull’operato dell’Agenzia» –, risulta presentata nell’ottobre 2013, da Invitalia, la relazione per l’anno 2011, mentre è in corso di presentazione la relazione relativa all’anno 2012.
Con riferimento, invece, al quesito c) – ovvero, ”se i Ministri non intendano provvedere alla tempestiva pubblicazione sui siti del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero dell’economia e delle finanze della relazione semestrale dovuta da Invitalia –, vorrei rispondere in questo senso. Le informazioni pubblicate sul sito Internet dell’Agenzia, in base alla normativa sulla trasparenza, danno piena contezza al pubblico sulla destinazione delle risorse pubbliche. Le relazioni semestrali previste dal decreto ministeriale hanno, in realtà, una diversa finalità. Si tratta, in buona sostanza, di uno strumento gestionale che, assieme ad altre modalità di controllo, ha lo scopo di consentire al Ministero l’esercizio della sorveglianza sull’operato dell’Agenzia.
Ancor più nello specifico, in merito alla relazione riguardante l’attività al 30 giugno 2014, a cui l’interpellante si riferisce, devo rappresentare che l’Agenzia ne ha iniziato in questi giorni la predisposizione, essendosi appena concluso il semestre di osservazione.
Queste mi sembravano le risposte dovute in merito ai quesiti specifici dell’interpellanza della collega Tinagli e di altri colleghi. Tuttavia, se ben capisco il senso dell’interpellanza, nell’illustrazione che ne ha fatto l’onorevole Tinagli, probabilmente occorrerà che il Parlamento, se ritiene, o i colleghi direttamente, mettano in campo altri strumenti per una riflessione complessiva, se questo è il senso, sullo strumento, sul coordinamento e l’efficacia dei diversi strumenti di sostegno attualmente previsti.
IRENE TINAGLI. Signora Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatta, nel senso che i dati che sono attualmente disponibili li avevo visti e, proprio perché li giudicavo non sufficienti e non adeguati per un’analisi approfondita dell’impatto di tali strumenti, ho ritenuto opportuno fare una richiesta di maggiori informazioni.
Il problema non è solo avere l’informazione su: è stato stipulato il contratto «x», il giorno tal dei tali, con questa azienda, le abbiamo dato 20 milioni, 10 milioni, l’azienda che ne beneficia è questa e su questa azienda abbiamo tutte le informazioni. Io riconosco che queste informazioni sono presenti, altrimenti non avrei potuto neanche ricostruire la vicenda; anche se – mi complimento perché l’ultimo aggiornamento di questa interpellanza era di pochi giorni fa – mi risultavano nove progetti e in pochi giorni registro che ne sono stati stipulati altri 29: accipicchia, è stato fatto tre volte in pochi giorni quello che è stato fatto in 18 mesi. Quindi, questa è una bella impennata di attività.
Tuttavia, il problema che volevo sollevare è avere gli strumenti per fare una valutazione sull’effettivo contributo che questi strumenti danno allo sviluppo di un’area in termini, quindi, di valore aggiunto, di occupazione, di indotto. Credo che questo sia un interesse nostro come del Ministero, perché qua ci sono moltissime risorse che vengono impegnate e credo che sia nell’interesse di tutti fare in modo che si impegnino con i massimi risultati, in modo particolare anche in termini occupazionali. Devo dire, e glielo dico anche un po’ per deformazione professionale, visto che prima di arrivare qui lavoravo come ricercatrice di politiche economiche pubbliche e ho lavorato molti anni negli Stati Uniti, dove utilizzavo delle informazioni per valutare l’impatto delle politiche industriali economiche e dell’innovazione, che con i dati che ci sono e che erano disponibili sui siti non avrei potuto condurre nessun tipo di analisi nel mio precedente lavoro.
Mi rendo conto, come dice lei, che, per esempio, le relazioni semestrali probabilmente contengono un livello di dettaglio di informazioni che per qualche motivo (che magari poi mi potrà spiegare) non è ritenuto opportuno pubblicare sui siti Internet; però credo che quanto meno una relazione al Parlamento e a chi, poi, deve legiferare su dei possibili futuri strumenti potrebbe essere molto utile. Quindi, magari, valutare insieme alla Presidenza e alla presidenza della Commissione attività produttive, per esempio, delle occasioni in cui il Ministero, o la stessa Invitalia, venga in Parlamento a riferire in Commissione sulle attività svolte, fornendo questi dati che possono consentire un’analisi più approfondita, ciò lo riterrei auspicabile.
Mi permetto di sollecitare, anche, di provare ad inserire questi interventi in piani strategici di ampio respiro per capire in che tipo di filosofia, di intervento a medio e lungo periodo si inseriscono e, quindi, poterne seguire l’iter nel corso del tempo. Penso che, veramente, l’Italia non possa più permettersi di fare delle politiche e degli interventi spot, per quanto ben intenzionati, per quanto rigorosamente valutati. Non volevo mettere in dubbio il rigore e la correttezza delle valutazioni di Invitalia al momento in cui concede queste agevolazioni, ma semplicemente, in una ottica più complessiva delle politiche di sviluppo italiane, cercare di capire l’efficacia di questi strumenti e avere tutti gli elementi per poter eventualmente migliorare i nostri interventi.
Mi auguro, quindi, che questo possa essere anche un primo passo per valutare una maggiore collaborazione tra Ministero, Invitalia e Commissione parlamentare per aiutare anche noi, che dobbiamo poi legiferare su degli interventi, a pensare, eventualmente, a degli strumenti sia di monitoraggio che di intervento più efficaci.