Care amiche, cari amici,
se c'è una lezione che la crisi pandemica ci ha consegnato è che le istituzioni UE rivestono un ruolo essenziale per il benessere e la salute dei cittadini europei: dal sostegno ad aziende e lavoratori in difficoltà, alla campagna vaccinale, alle misure per la ripresa economica. Conoscere i meccanismi e le organizzazioni secondo cui è strutturata l'Unione è sempre più importante per comprendere le decisioni che hanno conseguenze dirette sulla vita di tutti i giorni. Soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, dove spesso sentiamo notizie o slogan che non aiutano a fare chiarezza.
Sì, per la ripartenza delle economie nazionali le istituzioni europee sono fondamentali. A partire dalla Banca Centrale Europea. Ma come funziona la BCE? Come è nata? Perché è stata decisiva nelle recenti crisi economiche?
Per rispondere a queste domande ho scritto una breve Guida alla Banca Centrale Europea: un agile vademecum che ne ripercorre la nascita e il mandato, il funzionamento e la natura di istituzione europea indipendente, le diverse politiche monetarie adottate e la sfida dell'accountability, cioè della responsabilità.
La guida è disponibile sul mio sito, aperta a tutti i cittadini desiderosi di saperne di più sulla nostra moneta e sull'istituzione che la regola. Spero di aiutare a conoscere un po' meglio un'organizzazione così importante per tutti noi.
Nella giornata di ieri il Parlamento europeo ha approvato il regolamento del Recovery and Resilience Facility, lo strumento di Ripresa e Resilienza da 672 miliardi di euro che costituisce la parte più importante del piano Next Generation EU.
Uno strumento che non è, però, soltanto un modo per contrastare le conseguenze della crisi pandemica, ma un passo in avanti decisivo verso un’Unione più stretta e profonda. L'ho sottolineato con forza intervenendo nel dibattito in plenaria.
La strada è tracciata: un'integrazione europea sempre più stretta, verso traguardi ambiziosi di trasformazione ambientale e digitale, con politiche di solidarietà sociale che abbiano a cuore il futuro delle nuove generazioni di europee ed europei. Indietro non si torna.
Per questo ho rivolto un forte appello ai colleghi eurodeputati, perché avverto il rischio che prevalgano i calcoli di parte, gli egoismi nazionali, i sospetti e le accuse reciproche sull'utilizzo dei fondi. Il rischio, cioè, che questo piano straordinario concepito per unirci finisca per dividerci. Non lo possiamo permettere. È l'ora di lavorare per il futuro dell'Europa unita.