Si parla tanto di “flessibilita’ in uscita”, che di fatto significa reintrodurre modalita’ di pensionamento anticipato, ma quali sono le proposte oggi sul tavolo e, soprattutto quanto costano? Le proposte che circolano sono sotanzialmente tre:
- la prima proposta Damiano, rilanciata spesso da Matteo Salvini, che prevede la possibilità di andare in pensione con fino a 4 anni di anticipo (con almeno 35 anni di contributi) e una penalizzazione del 2% all’anno. Prevede inoltre maggiorazioni del 2% all’anno per chi va in pensione dopo i 66 anni. Su questa proposta l’INPS ha effettuato una quantificazione dei costi che, senza tener conto del settore pubblico e delle maggiorazioni, vengono stimati in 7,5 miliardi per il 2017 a crescere fino a 14 miliardi a pieno regime – nell’ipotesi che tutti i potenziali beneficiari utilizzino la norma (costi che vanno a 7 miliardi per il 2017 e 13,3 a regime se ne beneficiasse l’80% degli aventi diritto).
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Una versione modificata della proposta Damiano, che ha alzato la penalizzazione al 3% ed eliminato le maggiorazioni. Su questa proposta la Commissione lavoro della Camera ha chiesto all’INPS una quantificazione non solo dei costi iniziali, ma anche dei risparmi nei successivi 20 anni. Perchè è giusto avere un’idea dell’impatto di lungo periodo. L’INPS ha fornito una simulazione effettuata su 100 mila lavoratori in cui si vede che i risparmi scatterebbero dopo il quinto anno di adozione, e che, nell’arco di venti anni i risparmi coprirebbero poco più del 50% del costo totale. Certamente un risparmio importante di cui tener conto, ma di fatto neppure in venti anni si riuscirebbero a recuperare gli elevati costi dei primi anni.
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La proposta di Boeri, contenuta all’articolo 13 del documento “non per cassa ma per equità”, che prevede invece un meccanismo molto più complesso, secondo cui “ogni anno in meno di lavoro rispetto all’età normale di pensionamento comporta una riduzione dei pagameti mensili in base al rapporto tra coefficiente di trasformazione all’età della decorrenza e quello all’età di pensionamento normale. Coefficienti rivisti secondo la normativa vigente (..)”. Un meccanismo che introdurebbe penalizzazioni variabili dall’1,5% al 9% circa. Il costo di questa operazione, sarebbe, secondo le stime di Boeri, di 3 miliardi per il 2017, per arrivare ai circa 5 miliardi del 2020 e poi riscendere per attestarsi ai 3,7 miliardi nel 2025.
- Recentemente è emersa una quarta proposta, quellla che dovrebbe essere la soluzione avanzata dal Governo stesso, il cosiddetto “anticipo pensionistico”, un’idea a cui aveva lavorato anche l’ex-ministro Giovannini. Sinceramente mi sembrerebbe la più sostenibile da un punto di vista economico-finanziario sia di breve che di lungo periodo: si darebbe la libertà ai lavoratori di anticipare un pò l’uscita dal lavoro senza gravare nel futuro sui contruibuenti e sui lavoratori più giovani (introducendo il meccanismo dell’anticipo che in un certo senso rispecchia quello delle penalizzazioni: ti dò qualcosa subito, ma di tolgo qualcosina dopo), peraltro facendo sopportare l’esborso iniziale alle Banche, eliminando quindi anche il problema di liquidità di breve periodo (che avrebbe aggravato il deficit e icontrato ostacoli enormi in Europa). Il sottosegretario Nannicini ne anticipa alcuni aspetta in questa intervista al Messaggero. Sembra che il costo totale di tale operazione sarebbe di poche centinaia di milioni. Il che la renderebbe immediatamente fattibile. E’ stato comunque annunciato un paper con la proposta più articolata, aspettiamo quindi di leggere tutti i dettagli per farne un’analisi più completa.