Per rispondere al danno economico e sociale causato dalla pandemia di Coronavirus, il 27 Maggio 2020 la Commissione europea ha presentato la sua proposta per la ripresa (che dovrà essere approvata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio) denominata: “Recovery Plan for Europe”. Il piano si basa su due elementi chiave: un Quadro Finanziario Pluriennale (ovvero il Bilancio dell’Unione) rafforzato, da 1.100 miliardi di euro, e un nuovo programma, denominato “Next Generation EU”, che permette alla Commissione di mettere in campo altri 750 miliardi di euro il prima possibile, emettendo titoli di debito europei (di fatto, dei “Coronabonds”).
Queste risorse aggiuntive saranno disponibili fino alla fine del 2024 e due terzi (500 miliardi) saranno trasferiti agli Stati a fondo perduto, cioè non andranno restituiti e non graveranno sul debito pubblico. I programmi del Piano vanno ad aggiungersi alle misure già messe in campo dall’Ue (programma SURE, BEI e MES sanitario) del valore complessivo di 540 miliardi.
Il piano si basa su 3 pilastri, a loro volta suddivisi in strumenti e azioni. Di seguito un rapido approfondimento e un breve Q&A.
Primo Pilastro: Sostenere la ripresa degli Stati Membri
Recovery and Resilience facility: lo strumento più consistente dell’intero piano, con una dotazione di 560 miliardi, di cui 310 da trasferire a fondo perduto, il fondo servirà a sostenere gli investimenti e le riforme che mirano a una ripresa durevole e una maggiore resilienza delle economie, con un’attenzione particolare alla trasformazione digitale ed ecologica e concentrando le risorse nelle zone più duramente colpite dalla pandemia (tra cui l’Italia);
REACT-EU: programma di assistenza per sostenere la ripresa e la coesione dei territori, che permetterà di allocare 55 miliardi di euro (di cui 50 da “Next Generation EU”) attraverso gli strumenti della Politica di coesione in maniera flessibile, in modo da concentrare le risorse in quelle zone dove l’impatto economico e sociale sarà più severo;
Just Transition Fund (Sostegno per una transizione giusta): per evitare che la transizione ecologica danneggi eccessivamente quei territori dove l’essenziale dell’attività economica è dominata da tecnologie e metodi di produzione inquinanti, che presto diventeranno obsoleti, la Commissione ha presentato a gennaio la sua proposta di “meccanismo per una transizione giusta”, che prevede l’istituzione di un “fondo per la transizione giusta” di 10 miliardi da investire in questi territori. Insieme alla proposta di basare la ripresa sulla transizione ecologica, la Commissione ha proposto di quadruplicare questi fondi, grazie a Next Generation EU.
Secondo Pilastro: Rilanciare l’economia e aiutare gli investimenti privati
Rafforzare InvestEU, principale programma europeo per gli investimenti, erede del piano Juncker portandone la dotazione da 15,2 miliardi a oltre 30 (di cui 15 da Next Generation EU, dedicati a un nuovo fondo per gli investimenti strategici: il Strategic Investment Facility). Il piano fornirà una garanzia pubblica europea di 72 miliardi sugli investimenti, generando fino a 400 miliardi di investimenti.
Solvency support instrument: con una dotazione da 31 miliardi (di cui 26 da NextGenEU), questo strumento fornirà una garanzia pubblica alla BEI da 75 miliardi, che gli consentirà di fornire fino a 300 miliardi di euro per sostenere il capitale proprio delle aziende, per evitare il fallimento a catena di imprese normalmente sane.
Terzo pilastro: Trarre insegnamenti dalla crisi
Eu4health: Nuovo programma sanitario per contribuire ad equipaggiare e preparare l’Europa contro le future minacce sanitarie, con un bilancio di 9,4 miliardi di euro.
RescEU rafforzato: ovvero potenziamento del meccanismo di protezione civile dell’UE attraverso sovvenzioni e appalti gestiti dalla Commissione per 3,1 miliardi.
Come viene finanziato Next Generation EU?
Per finanziare gli investimenti necessari, la Commissione emetterà obbligazioni sui mercati finanziari per conto dell’Ue. L’ottimo rating creditizio della Commissione, gli consentirà di prendere a prestito a un costo molto contenuto, che verrà coperto aumentando temporaneamente il tetto sulle risorse proprie attualmente in vigore. Un altro aspetto importante del piano è che il debito non verrà ripagato prima del 2028. Di conseguenza, agli Stati membri non verrà richiesto nessun contributo aggiuntivo al Bilancio Ue, almeno fino quella data. Tra le possibili nuove risorse di cui l’Ue potrebbe dotarsi per coprire i costi finanziari (e che farebbero diminuire i contributi degli Stati), la Commissione cita le seguenti: l’estensione del sistema di scambio di quote di emissione di Co2 dell’UE al settore marittimo e aereo (che genererebbe 10 miliardi l’anno), una tassa sulla plastica non riciclata, una web-tax sulle grandi imprese del digitale (1,3 miliardi l’anno) e un meccanismo per tassare le importazioni inquinanti provenienti da Paesi extra-UE (tra i 5 e i 14 miliardi l’anno).
Quante sono le risorse destinate ai singoli Paesi?
È difficile stabilire con esattezza come verranno ripartiti i costi e i benefici del piano “Next Generation EU” tra i singoli Paesi. Nei documenti della Commissione è presente una tabella con delle stime secondo cui l’Italia sarebbe, secondo questo primo calcolo, il primo beneficiario, con 153 miliardi (pari al 20,4% dei fondi), e il terzo contribuente, con 96,3 miliardi. In termini di saldo netto, beneficerebbe di un saldo positivo di 56,7 miliardi. Inversamente, la Germania sarebbe il primo contribuente (con 185,1 miliardi) e il quinto beneficiario (con 51,8 miliardi), con un saldo fortemente negativo di 133,3 miliardi.
Quali sono le condizioni di accesso ai fondi?
Per accedere ai fondi gli Stati Membri dovranno predisporre dei programmi di riforme e investimenti da implementare col supporto della Commissione. Non ci saranno altre condizionalità legate a questi fondi, se non quella di rispettare questi programmi, predisposti dagli Stati stessi e approvati dalla Commissione.