Oggi abbiamo votato la Fiducia per la Legge di Bilancio 2018, domani è previsto il voto finale. Non nascondo l’amarezza per il fatto che nessuno dei miei emendamenti sia stato approvato. Ho sofferto per tutti gli emendamenti, cito i primi tre che mi vengono in mente: uno sull’inserimento lavortativo dei disabili, un altro che modificava il contratto intermittente per sopperire ai danni dovuti all’abolizione dei voucher, un altro ancora contro le società a partecipazione pubblica che aggirano il tetto degli stipendi nella pubblica amministrazione. Ma sono rimasta paricolarmente male per un mio emendamento sulle politiche attive del lavoro, legato al potenziamento e alla valorizzazione di ANPAL (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro) e dei lavoratori di ANPAL Servizi.
La delusione è dovuta a diversi motivi.
Primo, perchè ero riuscita a far approvare l’emendamento dalla Commissione lavoro, all’unanimità, quindi a farlo rientrare tra gli emendamenti “segnalati” che entrano in Commissione Bilancio con corsia, per così dire, “preferenziale” – e, si sa, cadere poco prima del traguardo fa più male;
Secondo: ho saputo dell’incidente solo all’ultimo momento, alle 7 del mattino di ieri, dopo aver atteso tutta la notte in Commissione che arrivasse il turno del mio emendamento. Mi sono accorta che il mio emendamento non compariva più nell’ultima lista di emendamenti da votare ed approvare. Sparito. Allora sono corsa a chiedere delucidazioni e mi è stato detto che l’emendamento non era incluso perchè probabilmente la Ragioneria dello Stato avrebbe sollevato obiezioni per la possibilità di costi indiretti non coperti, cosa che avrebbe messo a rischio la bollinatura del testo e causato il rinvio in Commissione (cosa che è avvenuta ugualmente per colpa di altri emendamenti infilati senza coperture!). Ho sofferto molto perchè se questa obiezione mi fosse stata sollevata ad inzio Dicembre, quando avevo presentato l’emendamento, avrei avuto il tempo di stimare questi potenziali costi indiretti, trovare le coperture e riformulare il testo. Ma alle 7 e passa del mattino del 20 Dicembre, un’ora prima di chiudere la legge di bilancio, era impossibile.
Ma la cosa che mi ha fatto più male è stato vedere che, a fronte della bocciatura di un emendamento sulle politiche attive per colpa di presunti costi indiretti che presumibilmente sarebbero stati poche migliaia di euro, è stato approvato un emendamento in cui si prorogano politiche passive del lavoro (sussidi, cassa integrazione, mobilità) per 34 milioni di euro. In altre parole: si continuano a privilegiare (e finanziare) politiche vecchie, e non si fanno sufficienti sforzi per far funzionare le politiche nuove. La strada del cambiamento è lunga e accidentata.
Confesso che ci sono altre cose, infilate in questa Legge di Bilancio dal Parlamento, che non mi piacciono. Tuttavia, anche se con un pò di amaro in bocca, domani voterò questa legge, per 3 motivi.
- Per lealtà e correttezza nei confronti del Governo che sostengo e che ha lavorato con grande serietà e competenza su molti fronti.
- Perchè comunque dentro alla Legge di Bilancio ci sono cose importantissime, utili, che vanno approvate con urgenza, penso agli sgravi per le assunzioni dei giovani, agli incentivi per Industria 4.0, per la formazione, il potenziamento degli istituti tecnici superiori…ma penso anche al pacchetto sulle pensioni frutto dell’accordo tra Governo e Sindacati (esclusa la CGIL) – perchè io credo che i patti vadano onorati.
- Perchè è una legge di bilancio che rispetta gli accordi fatti in Europa e credo sia importante per la credibilità del nostro Paese.
Ho imparato molte cose in questa legislatura, e molte cose nelle nottate scorse in Commissione Bilancio. Ho imparato l’umiltà, la frustrazione, il valore della tenacia, del dialogo, ho imparato ad ingoiare sconfitte, ad accettare compromessi. Ma soprattutto ho capito che non esiste una politica “avulsa” dalla società. La politica, i politici, per la maggior parte sono il riflesso della società – o delle parti di società- che essi rappresentano, e ne portano avanti gli interessi, le esigenze, le richieste, che spesso sono legate ad interessi individuali o di categorie, più che al bene comune o al senso di responsabilità collettiva. Non mi piace molto, ma questa in fondo è la democrazia – e finchè non ci sarà venuto in mente un metodo migliore per governare dobbiamo difenderla con le unghie e con i denti. Magari cercando, ognuno nel suo piccolo, di migliorarla un pò.