«Temo che questa crisi politica possa rallentare la presentazione del piano italiano del Recovery Fund», spiega l’economista Irene Tinagli che è anche presidente della Commissione per i problemi economici e monetari della Ue.
Da economista e da presidente di commissione come vede questa crisi di governo?
«La guardo con preoccupazione, anche come cittadina. A Bruxelles abbiamo superato veti e fatto salti mortali per approvare il regolamento per il Recovery e ora l’Italia rischia di inciampare in una crisi e perdere un’opportunità preziosa. Tutto questo genera, anche all’esterno, timori per l’instabilità politica. Elezioni e cambi politici sono frequenti in UE, l’Olanda voterà a marzo e la Romania l’ha fatto un mese, tutte scadenze che vengono messe in conto ma una crisi improvvisa sarebbe cosa diversa».
Da eurodeputato del Pd crede che Renzi ha sbagliato i tempi?
«Sollevare problematicità nel merito e fare proposte è giusto e doveroso da chi fa parte di un governo ma le modalità a mio avviso dovevano essere diverse. Aprire addirittura questa crisi mentre c’era il Consiglio europeo e Conte era qui, è stata una scelta infelice perché non ha indebolito il premier ma l’Italia. Poi nel merito si può discutere ed è normale in una maggioranza dove tutti portano i contributi ma i toni da ultimatum e la tempistica mi hanno lasciata perplessa.».
Quindi ora la Ue ci guarda con sospetto?
«Bruxelles è sempre molto rispettosa delle scelte nazionali e delle dinamiche di tutti i Paesi. E, in generale, qui ci si preoccupa non di cosa succede al governo ma sull’interlocuzione con la Ue per la valutazione del Recovery».
E tra i motivi scatenanti c’è la scelta di Conte di affidare la gestione del Recovery ad una mega cabina di regia: come giudica questa idea?
«Non conosco bene tutto l’organigramma di cui si parla ma per garantire una implementazione efficace è necessario che ci siano responsabilità chiare e procedure snelle che possano avere percorsi agevoli. Non spetta a me dirlo ma la commissione nelle sue linee guida a settembre indicava che ci fosse un punto chiaro di contatto, responsabile del coordinamento e dell’implementazione, un riferimento per le interlocuzioni con la UE: serve qualcuno che possa assumersi non solo responsabilità economiche ma anche politiche. Per questo non penso si possa subappaltare la gestione del Recovery solo a tecnici.».
Come ci si regola negli altri Paesi?
«Non mi risultano dibattiti così conflittuali su questo tema. In Francia l’interfaccia è il ministro dell’Economia mentre il Belgio, il nuovo governo ha un Segretario di Stato ad hoc. Ma a me preoccupa altro…».
Prego.
«Quando presenteremo il Recovery plan dovremo dire non solo cosa vogliamo fare ma garantire in che modo operiamo e come eviteremo i colli di bottiglia. Bisognerebbe ragionare su questo, su come realizzare opere e riforme, e come velocizzare i processi, prima ancora che di poltrone.
Paesi come la Francia hanno piani per il Recovery pronti da settembre, l’Italia sembra indietro: serve una accelerazione?
In Francia forse sono stati rapidi anche perché hanno identificato da subito modalità e responsabili per la redazione del Piano. In Italia la fase delle consultazioni, del confronto, delle decisioni sul chi fa che cosa, è stata molto faticosa, e purtroppo rispecchia una nostra debolezza antica. Devo dire però che non mi aspettavo di arrivare a gennaio a 2021 senza chiarezza o accordo su chi gestisce il Recovery.
Quindi siamo in ritardo.
«Dal punto di vista tecnico no: l’invio ufficiale dei Piani e la loro valutazione partirà probabilmente a febbraio. Ma alcuni Paesi hanno già inviato bozze avanzate e io mi auguro che la crisi di queste settimane non provochi battute d’arresto o ritardi sul Piano. Spero che non sia così, che si stia lavorando e che le cose si risolvano».
In queste ore si parla sempre di più di un governo tecnico con a capo Mario Draghi.
«Ho una stima enorme per Draghi che è una persona straordinaria e ha le capacità e le idee per disegnare un sentiero di ripresa, ma un percorso del genere dovrebbe essere guidato da una visione e una maggioranza politica. E se la maggioranza attuale fa fatica a trovare una visione comune non lo può fare certo Draghi da solo»
Altrimenti c’è solo la strada del voto: pensa sia possibile vista la pandemia ancora in atto?
«Adesso sarebbe un azzardo enorme ma certo non possiamo neanche avere un governo bloccato per mesi e incapace di decidere. Non mi auguro il voto ma solo buon senso e un po’ meno tatticismo, seguendo le indicazioni del Presidente Mattarella, che ci chiede di non seguire “illusori interessi di parte”. Su questa barca ci siamo tutti insieme.».