Sintesi dell’intervento all’Assemblea di Presidenza di Libertà Eguale
26 Aprile 2017
Oggi in Italia si guarda con grande interesse a ciò che avviene in Francia, al successo al primo turno di Macron, cercandovi una fonte di ispirazione, un modello da seguire. Ma non possiamo pensare di riproporre qua da noi quel tipo di soluzione. E per un motivo molto semplice: noi quel percorso lo abbiamo già intrapreso anni fa con la costruzione del Partito Democratico, un partito capace di abbracciare storie e sensibilità politiche diverse, di proporre un progetto innovativo e riformatore al Paese sganciandosi da un armamentario ideologico del secolo scorso.
Una capacità di innovazione fortemente rilanciata da Matteo Renzi, a cui Macron stesso ha più volte detto di essersi ispirato. Il Pd é stato dunque pioniere su quel fronte, e non c’è bisogno di andare a cercare soluzioni all’estero, c’è semmai bisogno di difendere quello che abbiamo già proposto e avviato, un progetto politico innovativo e una visione di Paese capace di innovarsi e cambiare. Uno slancio riformatore che negli ultimi mesi ha però subito dei duri colpi, inutile negarcelo, e oggi appare un po’ sbiadito, un po’ indebolito. E questo indebolimento arriva, in parte, dalla frammentazione che vediamo a sinistra e dalle spinte scissioniste che hanno messo a dura prova il Partito Democratico. Ma si avverte, attenzione, anche all’interno del Partito Democratico stesso. Lo shock del 4 dicembre è stato fortissimo. Molti hanno finito per pensare che quel No fosse un rifiuto di tutto un progetto di innovazione e di cambiamento e hanno iniziato ad indietreggiare. Abbiamo iniziato a sentire voci, dentro al PD, in piena contraddizione con il programma coraggioso e riformatore di tre anni fa. Alcuni stanno rimettendo in discussione posizioni precedenti su temi importanti come le liberalizzazioni, le privatizzazioni, persino alcuni aspetti della riforma del riforma del lavoro e della scuola. Ed è l’esitazione che oggi vediamo da parte di alcuni sul tema di Alitalia.
Ma non possiamo lasciare che la paura affievolisca la vocazione riformatrice del PD, perché questo snaturerebbe il senso stesso del Partito e l’enorme sforzo fatto negli ultimi anni. E sono convinta che non sarebbe compreso né dal suo elettorato più radicato né da quello che il PD vuole e può attrarre. Il Partito Democratico è l’unica forza politica in grado di aggregare tutte le forze europeiste, liberal democratiche, aperte e solidali, costruttive e propositive che esistono sullo scenario politico italiano, perché dovrebbe chiudersi in una dimensione identitaria e minoritaria perdente in partenza?
Se c’è un messaggio che ci suggerisce il successo di Macron in Francia, é quello di riprendere coraggio e riaffermare la nostra anima riformatrice. Convinciamocene: l’unico modo per arrivare al 40% passa dal recupero di questa visione e di quell’elettorato non estremista che oggi fatica a trovare riferimenti: il problema delle prossime elezioni politiche non è tanto se allearsi o no con Berlusconi, ma se riusciremo a riconfermare e attrarre quell’elettorato riformista, moderno ed europeista che ci ha dato fiducia alle Europee. Non credo che sia una sfida impossibile, ma dipende da noi.